FOLK ROCK

Il Muro del Canto

Il Muro Del Canto – (Foto di Marco Portanova)

 

E la romanità sboccia, come un bellissimo fiore

30 maggio 2017 – Teatro Vascello

LIVE REPORT – Quando ci sono i Muro di mezzo, si sa già in partenza che la serata andrà bene. Merito di una formula che da sette anni vince e convince: indubbie qualità musicali, artefici delle tipiche atmosfere di folk rock scuro, unite all’uso del linguaggio romano moderno, quello della città che li ha cullati e, per questo, il mezzo più genuino e diretto per raccontare storie, a volte drammatiche a volte ironiche, tutte comunque maledettamente terrene e terribilmente affascinanti.

Una formula sincera e spontanea che negli anni ha visto aumentare e consolidare intorno alla band un numero sempre più ampio di pubblico, sia per quantità che per ventaglio di età. Bello vedere tra le file delle poltrone del Vascello tanto ragazzi di 20 anni (e anche meno) quanto signore e signori ben più grandi. Nonne e nonni che evidentemente hanno trovato nella formazione romana una nuova voce, schietta e irriverente, per ciò che ci circonda.

L’inizio, affidato alla voce narrante di Alessandro Pieravanti, come sempre ha raccolto una bordata di applausi commossi, prima di essere avvolti nella profonda voce di Daniele Coccia. Due moderni Caronte che hanno condotto i presenti nel loro mondo fatto di amore, fame e rabbia, che dalle finestre della periferia entra dritto fino ai sotterranei della Roma papalina. Dopo la loro personale rilettura de E intanto il sole si nasconde di Stefano Rosso, omaggio eseguito raramente e per questo ancor più sentito, la lunga sequenza di brani amatissimi, vecchi e recenti, finalmente ha fatto alzare gli astanti per troppo tempo inchiodati alle poltrone. In molti, incitati dal sempre ottimo Coccia, hanno saltato e ballato, nonni e nonne compresi.

Parlare bene di un concerto del Muro è cosa ormai consolidata. Bravi anche gli amici chiamati a supporto per una serata all’insegna della romanità. Sia il Ponentino Trio, per l’occasione in quintetto, che ha strappato i primi applausi e le prime risate con un repertorio fatto di racconti e stornelli, sia l’eclettico cantastorie Emilio Stella, hanno contribuito a rendere ancora più magico un evento che ci accompagna verso l’estate.

Che si sarebbe trattato di una festa lo si avvertiva già da giorni. La conferma è arrivata quando, durante il set di Stella, per omaggiare una delle figure più intramontabili e poetiche della cultura romana, La Gattara, sul palco sono saliti gli altri due esponenti più interessanti di questo approccio capitolino alla musica: l’incantevole Giulia Anania, con la sua voce nostalgica e combattiva, e lo stesso Coccia, in rappresentanza dell’intero Muro del Canto.
Il mainstream può fare anche bene alla musica, ma senza tutte queste realtà più ‘de borgata’, la musica romana sarebbe molto meno lucente. Bravi, bravi, bravi! (F.DiG.)

 

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