IL VIAGGIO DELL’EROINA #1

Frida Kahlo e Patti Smith

Frida Kahlo e Patti Smith – (fotomontaggio di Nael Manuela Simonetti)

IL VIAGGIO DELL’EROINA – Inquadrare il rapporto tra donne e musica vuol dire imparare ad ascoltare anche i silenzi.
Il viaggio dell’Eroina vuole essere uno spazio d’incontro, dove figure femminili rivelano la loro complessa personalità attraverso la loro arte. Un mondo nascosto e prezioso che spesso ha dovuto superare prove e confronti col mondo maschile per riuscire a conquistare il proprio spazio. Il tempo da queste parti non scorre come siamo soliti pensare, tutto è sospeso, come in un sogno.

Rubrica a cura di Nael Manuela Simonetti

 

Patti Smith e Frida Kahlo in un intreccio senza tempo

Frida era solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi, riflettendoci bene, “…ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si senta bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te…”.

E fu proprio in quel momento che gli occhi di Frida incrociarono quelli di un’altra donna, molto particolare… capelli lunghi spettinati, stivaletti e un completo da uomo, il suo nome era Patti.
I loro sguardi iniziano a parlarsi ad un livello profondo, e a tratti sembrano proprio urlare. Le emozioni si susseguono e ognuna trova nell’altra un’alleata. In un istante tornano alla mente di Patti quelle terribili febbri reumatiche che in adolescenza le procuravano delle vere e proprie visioni, visioni che sceglie di condividere col mondo in quello che fu uno degli album più influenti della storia del rock, Horses. Era il 1975, l’anno che segnò il suo debutto discografico.
Carisma e suggestione si sprigionano dalla potenza dei suoi testi che per la loro attualità potrebbero tranquillamente essere stati scritti oggi. Rosso su tela, una rabbia che si respira e risuona dentro.

E mentre il dipinto di Patti prende forma, ecco che Frida inizia a comporre le melodie per il suo Autoritratto con collana di spine e colibrì. Così diverse eppure così simili nella loro fragilità ma soprattutto nella loro forza. Il Gesù Cristo Donna sostituisce la corona di spine con una collana a simboleggiare l’intreccio tra la tristezza e il coraggio insieme. Basta guardare Frida negli occhi per cogliere l’essenza della sua anima, della sua passione e del suo corpo fragile; il suo volto ci mostra la sua storia, il dolore in seguito al suo incidente e alla perdita di tre bambini, ma anche il rapporto contrastante col maschile. Sebbene fosse il 1940, la sensazione di attualità torna a farsi sentire, e paradossalmente potremmo essere nel 1975 insieme a Patti o perfino arrivare ad oggi, al 2017 e ritrovarla nello sguardo di una passante, di una amica, di noi stesse.

Frida era solita pensare di essere la persona più strana del mondo, ma tutto era tranne che strana, lei era vera e complessa, lei era una donna sensibile e piena di vita, proprio come Patti, come me e come te.

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