ELETTRONICA


Manifesto 2017  – (Foto di Nael Manuela Simonetti)

Venerdi 23 e Sabato 24 Marzo la terza edizione del festival di musica elettronica nato al Monk
Omar Souleyman e Nosaj Thing i nomi di punta; da tenere d’occhio Rhò

C.S.:
NEWS – Con l’arrivo della primavera torna Manifesto, l’innovativo festival di musica elettronica del Monk Club di Roma, giunto alla sua terza edizione. Dopo il successo di Collezione Autunno – antipasto autunnale che ha portato al Monk !!! (chk chk chk), Populous, Myss Keta e tanti altri artisti – Manifesto presenta due serate con alcune tra le proposte più interessanti del panorama elettronico nazionale e internazionale.

Alla sua terza edizione, Manifesto è una rassegna dedicata all’elettronica e alla sperimentazione, con una proposta variegata che unisce live, showcase, set inediti, presentazioni, mostre, incontri e dj-set; non si pone barriere geografiche e di genere ma osa spaziare e osservare il contemporaneo, sempre all’insegna della qualità.
L’elettronica è solo la base da cui partire, il mezzo principale per un viaggio senza confini alla ricerca della bellezza nella musica e nelle arti.
We are the music makers: Manifesto guarda lo stato dell’arte dell’elettronica nazionale, valorizza gli elementi folk nelle produzioni elettroniche internazionali, si muove sinuosamente tra passato, presente e futuro coniugando radici e prospettive, basi imprescindibili e nuove altezze. L’obiettivo del festival è raccontare linguaggi che amano innestarsi su altri linguaggi, visioni che si ritrovano a dialogare e a fondersi, suoni con la vocazione a sconfinare oltre ogni coordinata spaziale.

23 Febbraio
Nosaj Thing (Laser Show) – Alessandro Cortini
Indian Wells – Bruno Belissimo
Rhò (Official Release Party)

24 Febbraio
Omar Souleyman – Ninos Du Brasil – Delphi
Go Dugong (Official Release Party) – Jhon Montoya

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Omar Souleyman
Omar Souleyman, musicista siriano rifugiato in Turchia, porterà il suo ultimo album Love Letters to Syria, facendo vibrare gli spazi del Monk con il suo inconfondibile sound, nato dalla contaminazione della Dabka, danza folkloristica mediorientale, con l’elettronica.
Nato come intrattenitore ai matrimoni, Souleyman è stato scoperto dai produttori discografici europei imbattutisi in alcuni dei 500 bootleg dei suoi concerti circolanti in Siria. Dopo aver remixato brani di Bjork ed essersi esibito alla cerimonia per il conferimento del premio Nobel per la pace nel 2013, è prodotto dall’etichetta di giganti della musica elettronica come Diplo e Major Lazer. Diventato ormai un vero e proprio fenomeno di culto Omar Souleyman è letteralmente acclamato in tutti i maggiori festival musicali europei.


Nosaj Thing
Emozione versus tecnologia. Anima versus macchina. Bellezza versus dissonanza. Nostalgia versus il qui&ora. La musica di Nosaj Thing, alias Jason Chung, ha sempre avuto una complessità particolare, è sempre stata un labirinto di daulità. Una ricchezza di riferimenti, di emozioni e di stati emotivi rara davvero, soprattutto se si guarda a quello che è il suo ceppo musicale d’origine, l’hip hop, di solito molto “concreto”. Lui però ha sempre voluto guardare avanti, fare un passo in più – anzi, spesso è più giusto parlare di un “passo a lato”: un passo cioè verso un mondo fatto di emozioni, di sorprese, di poesia, di grazia, non solo di forza ritmica e funk (che peraltro non mancano di sicuro). Una crescita continua, scandita da quattro album (Drift, 2009; Home, 2013; Fated, 2015; Parallels, 2017) e da collaborazioni importanti (giusto qualche esempio: una della prime hit di Kendrick Lamar, Cloud 10, musicalmente è farina del suo sacco, così come Paranoia di Chance The Rapper o il classico di Kid Cudi Man On The Moon).


Indian Wells
Where the world ends è il terzo album di Indian Wells (al secolo Pietro Iannuzzi) uscito sulla label di Los Angeles Friends Of Friends. La sua elettronica emotiva trova nuova linfa in queste composizioni che indagano le emozioni legate all’isolamento geografico, sociale e politico. Where the world ends è un lavoro a volte esuberante a volte malinconico, avvincente e ipnotico… Where the world ends segue i due precedent dischi di Indian Wells Night Drops e Pause entrambi usciti per Bad Panda Records. L’album è stato definito sublime da Boiler Room. è stato selezionato tra i migliori dischi del 2017 da Mix Mag. London in Stereo e Pop Matters.
Inoltre è stato passato con frequenza da molti network radiofonici internazionali.


Rhò
Sonorità scure e calde, un sound intenso e vibrante, un’elettronica emozionale, elaborata e avvolgente. Una dimensione sonora a metà strada tra il soul di James Blake e l’R’n’B di The Weeknd, tra la pomposità di un’opera Wagneriana e il minimalismo di Jamie XX. Tutto questo è Neon Desert, il nuovo disco di Rhò uscito il 2 febbraio, pubblicato da Gibilterra e distribuito da Believe. A tre anni di distanza dall’ultimo EP Nebula, Neon Desert si compone di nove canzoni tutte in inglese, unite e legate dal titolo immaginifico ed evocativo, dove l’artista propone variazioni timbriche tipiche di una dimensione più clubbing rispetto al folk del passato e prodotte mixando dei bit r’n’b a suoni distorti e flautati. Alla permeante e viscerale profondità del suono si unisce quella dei testi, che parlano dei temi più vari in modo mai banale. Rapporti difficili e amori intensi, disagi contemporanei e battaglie sociali si permeano di synth distorti, di groove drammatici e della tanto improbabile quanto efficace unione di flauto traverso ed elettronica.
Neon Desert si inoltra dunque nel deserto personale di Rhò, quello spazio infinito, estremo, che talvolta spaventa e altre volte sa consolare e tenere i pericoli lontani. Uno spazio della mente in cui l’artista ha la possibilità di ascoltare i suoni della propria memoria, per poi restituirli sotto forma di canzone in luoghi in cui l’elemento del neon racconta circostanze notturne, fatte di socialità e di ambiguità.

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