MONDO FETICCIO #3

Dolce Acqua

MONDO FETICCIO – Filantropiche dissertazioni, isterie, visioni e connessioni che attraversano e analizzano il mondo della musica raccontando di possibili incastri, risvolti temporali, tra nuove e vecchie retoriche ma anche tra altro e altro ancora. Purché viaggi su vinile.

Rubrica a cura di Angelo Maneri

 

Dolce Acqua (1971)

Dolce AcquaCos’è che realmente ha unito in concerto decine e decine di grandi artisti italiani ed internazionali in nome del Primo Maggio? Cos’è il Primo Maggio? Non intendo storicamente, ma cosa rappresenta realmente adesso per noi la festa dei lavoratori? E soprattutto, per noi chi?…
Lavoratori iscritti al sindacato? Però così andiamo ad escludere la misera e affaticata piccola imprenditoria, così generosa di idee e così lontana dal capitalismo cattivo…
Lavoratori in generale? Eh, vabbè, allora c’entrano pure i top manager e gli amministratori delegati, per non parlare dei calciatori e dei politici… Lavorano pure loro…
Non so… potremmo pensare ad un sistema basato sul reddito, tipo festeggia solo chi dichiara meno di ventimila l’anno o giù di lì… Che ne dite?

Cmq fino al 2004, al ‘Concertone’ del 1° Maggio hanno partecipato icone del calibro di Robert Plant, Lou Reed, Sting, Radiohead, Bob Geldof, B.B. King, Chick Corea, Elvis Costello, Nick Cave, Iron Maiden, Miriam Makeba, Erykah Badu, Alanis Morrisette, Compay Segundo, Melissa Auf Der Maur… Poi, un lento e inesorabile indivenire, un arrabattarsi poco partecipato e sostanzialmente la totale incapacità di adattarsi al cambiamento inarrestabile che ha caratterizzato il mondo della musica… Sì, perchè un concertone, a parte i buoni propositi, risuona di musica e l’incapacità di coinvolgere artisti degni di questo nome in un evento con una tale risonanza mediatica, è veramente incredibile…

Fatto sta che siamo giunti al paradosso più totale… altri e nuovi concertoni si sono uniti al coro e il risultato è che l’occasione che unisce finisce per dividere… Gara di concertoni! Chi ha l’artista più grosso, chi lancia i messaggi più giusti, chi è più politicamente coinvolto, chi digitalizza e socializza meglio, che palle.
Sì, che palle, perché l’occasione di avere in casa propria (e intendo Italia) la possibilità di partecipare ogni anno ad un evento così meraviglioso, in cui sentire Woodstock o L’isola di Wight, in cui cantare a squarciagola con migliaia di persone, in cui trovarsi per perdersi, in cui spendere una giornata intera in nome di qualcosa, é un’occasione da preservare. E’ veramente possibile che tutto questo sia già così inutile, fuori moda, vintage, vecchio, morto…?

Domande, solo domande in attesa del prossimo parterre de roi, della prossima lista dei partecipanti agli spettacoli del Primo Maggio, con un nuovo tema da tergiversare, in attesa che qualcosa cambi da solo. Da solo, come me che mentre scrivo mi lascio cullare dai suoni della festa, di quella cosciente. Quella che ispirò, nel 1971, uno splendido disco dei Delirium in cui si parlava di paura e di speranza, attraverso un viaggio di storie e movimenti, senza strutture o derive commerciali. Il disco era Dolce Acqua, la consapevolezza del mutamento era già in piena coscienza, la certezza del dubbio era già una vana ancora di salvezza, la poesia e l’armonia della natura potevano sistemare le cose, bastava saper ascoltare.

Mentre le tracce scorrono penso allo splendido esordio di Ivano Fossati con una band già consolidata come quella del cantante-chitarrista Mimmo Di Martino. Esordio che al concertone del primo maggio Fossati fece nel 1992. Le cose erano già cambiate, come la storia musicale di Fossati e il suo repertorio, ma sicuramente gli echi di Dolce Acqua risuonavano ancora nella grande piazza, al riparo dalla tristezza
e dalla disillusione. Gli echi assordanti di un disco unico per la capacità di introdurti, tra il folk e il progressive, tra il funky e il gospel, in quel mondo durato troppo poco, fatto di inimitabile e profonda condivisione, di fiori e primavera, di energie sprigionate in un rituale mistico, il vero rituale dell’uomo moderno che comunque è sempre meravigliosamente lo stesso: propiziare un mondo migliore, fatto d’amore e comprensione, di benessere e tranquillità.
Lo stiamo annichilendo, questo rito, necessario come l’acqua, per noi pesci fuor d’aria.

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