ALTERNATIVE ROCK


The Dream Syndicate – (Foto di Nael Manuela Simonetti)


How did i find myself here?

di Angelo D’Elia

LIVE REPORT – Un vecchio adagio del grande libro del rock n’ roll recita: “Quando uscì, ad acquistare The Velvet Underground & Nico furono in non più di cento, ma ognuno di essi formò una band”.
Questo discorso si può facilmente applicare ai Dream Syndicate, che contribuirono a forgiare un sound, un modo di intendere la psichedelia figlio degli esperimenti sul rumore dei Velvet Underground, ma che fu anche aggiornamento per le generazioni a venire: chiunque militi tra le fila della cosiddetta neo-psichedelia, sicuramente, custodisce gelosamente una copia di The Days Of Wine And Roses.

Giungono a Roma per la prima volta nella loro lunga storia, siamo in pochi, ma estremamente agguerriti. Per innalzare un muro di chitarre ci vogliono confidenza, precisione e collaborazione, Steve Wynn e Jason Victor ce ne danno un fulgido esempio: si cercano, suonano faccia a faccia, trasportando la platea in un’infinita jam. Le due ore di esibizione filano via in un soffio, tra momenti di calma lisergica e ‘groovy’ (How Did I Find Myself Here) e nevrotici assalti ai limiti dello psychobilly (The Days of Wine And Roses), il tutto con una cura ed una pulizia sonora che, purtroppo, appartiene a tempi andati. Indimenticabile.

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