CANTAUTORATO


Tommaso Di Giulio – (Foto di Tamara Casula)

Il bisogno di parole nuove, tra i Talking Heads e il dolore di un distacco

 

di Letizia Dabramo

RECENSIONE – «Ho dato al mio dolore/ la forma di parole abusate/ che mi prometto di non pronunciare mai più», cantava l’amatodiato Giovanni Lindo Ferretti in Blu, brano contenuto in quella gemma preziosa e forse ancora troppo nascosta che è Linea gotica. Espressione sintetica e splendente intuizione di una necessità: quella di dare alla sofferenza parole nere, imbevute di nuovo e autenticità.

Un bisogno che emerge imponente anche in Lingue, del cantautore Tommaso Di Giulio: un album fortemente incentrato sulla complessa dialettica dei legami affettivi. Microcosmi che oscillano tra il distacco (L’acqua su Marte) e lo sforzo di sorreggersi a vicenda dai crolli emotivi per prendere esempio «Dai grattacieli / Dalle avanguardie / Dai desideri che / Che guardano oltre/ Dalle montagne / Dalle ossessioni / Dalle illusioni» (Prendiamo esempio) per diventare altro dal tempo e sottrarre le storie alla loro caducità. O almeno provarci.

Lingue si fonda su immagini consolidate, incastonate nell’immaginario di chi ascolta, trapuntate con accenni di contemporaneità. Una scelta che avvicina questo lavoro a quella scena romana degli anni Novanta e alla triade Silvestri-Fabi-Gazzé, senza però escludere influenze cantautorali più recenti, come quella di Dario Brunori. Nel mezzo, come easter eggs, si nascondono riferimenti, ispirazioni, inspirazioni a pieni polmoni della musica leggera italiana, delle eleganti sperimentazioni british anni Settanta e Ottanta e altre, un po’ meno pregevoli, di un blues stretto tra i confini del provincialismo (Da lontano).

Lingue è, insieme, un punto di arrivo e di partenza. È la consapevolezza della perdita, ma è anche il tentativo di salvarsi dal baratro del silenzio, inventando nuovi alfabeti per ristabilire legami che travalicano il tempo e lo spazio («E dimmi che lingua imparare […] per starti vicino / Per fregare il presente e dirgli passa domani», Canzone per S). Tommaso Di Giulio non risulta mai sopra le righe, e riesce a convincere con un lavoro asciutto e tattile, che fa di semplicità e linearità quelle chiavi di volta che permettono di sorreggere l’impianto lirico e musicale senza cadere nella banalità.

Tommaso Di Giulio – Lingue
(Leave Music, 2018)

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