Alternative Rock

Astral Week

Astral Week

La coerenza del pop (e non solo)

Gli ascoltatori più attenti e interessati al panorama del post-hardcore/emo-core italiano ricorderanno sicuramente gli Your Hero (poi La Victoria), band che dal 2005 al 2012 si è ritagliata una fetta importante nel genere. Dalle loro ceneri è nato il progetto Astral Week che annovera 4 membri della precedente esperienza (Ermanno Finotti, Dario Gambioli, Federico Nardelli, Valerio Brunori) e le nuove entrate Jacopo Volpe (già Vanilla Sky) e il maestro Antonio Arcieri. La quadratura del cerchio è arrivata nel 2013, quando la band ha delineato la propria line-up e cominciato a shakerare le singole esperienze in un cocktail fatto di psichedelia, blues e funky sino ad arrivare al 2014, anno in cui ha visto la luce Bye Bye Blues, primo singolo e video dal sapore decisamente garage.

Dopo la partenza di Jacopo Volpe e l’arrivo di Federico Santoni alla batteria, l’album d’esordio è ormai alle porte. Get Behind è stato anticipato dal singolo Electrifying e si è presentato immediatamente come un’opera ben assemblata. Si muove sottotraccia ma è facilmente individuabile lungo tutta l’ossatura del disco l’omaggio alle Astral Weeks di Van Morrison, diluito sapientemente in piccole dosi ma costantemente presente.

Get Behind si profila come una visione collettiva, una coloratissima epifania pop-rock che ci parla della condizione umana affrontata spesso da lontano. Logiche escapiste (Dead To The World) abbracciano ruvidi impatti terreni à la Black Keys (Teenage Crocodile) e, mentre il cordone ombelicale col passato resta il fil rouge che lega le 10 tracce, la psichedelia crea il giusto clima e funge da livellante (Child Of Love, Warning Sign).
Quello degli Astral Week non è di certo un sound nuovo, in esso convivono Kasabian, White Stripes, Tame Impala, gli anni ’70 in generale, con Marc Bolan sulla cima delle piramidi create dal logo stesso della band, ma il loro grande pregio sta nell’essere riusciti nell’impresa di battere terreni cari ad ogni singolo componente della band e di averli riuniti in un corpus compatto, coerente e orecchiabile dalla prima all’ultima nota.
Sarebbe interessante se Van Morrison ascoltasse Get Behind e magari vedesse il loro divertente video di Happy. Magari l’ha già fatto, chi può dirlo? (Stefano Capolongo)

Ascolta il disco Get Behind
(The Beat, 2016)

  1. Dead To The World
  2. #01
  3. Get Behind
  4. Teenage Crocodile
  5. The Owls Ain’t What They Seem
  6. #02
  7. H.A.Z.Y.
  8. Warning Sign
  9. #03
  10. Child Of Love

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