Psycho Evening

Black Rainbows

22 aprile 2016 – Sinister Noise
Senza peli sulla lingua / Con la bava alla bocca

I Black Rainbows freschi di pubblicazione hanno presentato il nuovissimo Stellar Prophecy in quel del Sinister Noise in un venerdì caliente quanto capiente per le possibilità della sala: pubblico diviso fra sostenitori ed estimatori e cartellone ben congeniato, con supporto deciso di Beesus ed Orator Fit. Per una serie di motivi, di seguito elencati, è il caso di parlare di quanto avvenuto in ordine sparso rispetto alla successione delle esibizioni.

I Rainbows rimangono una delle poche (pochissime?) realtà davvero professionali della Capitale, soprattutto quando si parla di certo rock. Individuare il Sinister come location per il release party pare essere una scelta significativa a più livelli.

Il locale continua imperturbabile nel suo stato di luogo eletto dell’underground, in cui trovare una raffinata selezione di roba Ruvida ma Vera; altrettanto imperterrito, conserva i limiti di sempre riguardo ad acustica e visibilità compresse, di certo non cristalline. Un rinnovato entusiasmo e il restyling dettagliato degli ultimi tempi hanno ridato vigore al fascino degli arredamenti e ci fanno ben sperare almeno in una revisione della strumentazione.

Le band esibitesi, di contro, di questi particolari ne fanno forza propria, bravi comunque ad esaltare la loro spigolosità (in particolare i Beesus). I Black Rainbows, dal canto loro, dopo aver presentato il precedente Hawkdope in un’affollata serata lo scorso anno nel ben più ampio Init, hanno mostrato fiere integrità ed umiltà, scegliendo il Sinister e la formula cumulativa del biglietto + cd a soli 10 euro. Di cristallino risalta ancora il talento di Gabriele Fiori, leader del trio e chitarrista di indubbia bravura: lo show si regge sulle sue divagazioni siderali ma, un po’ come il percorso artistico della band tutta, soffre di una certa staticità ed un eccessivo legame agli stilemi classici dello stoner. Ci piacerebbe sentire una sezione ritmica meno lineare, più dinamica e non solo impeccabile; anche un po’ di più la sua voce, dal vivo; detto questo, il trip di Golden Widow, che rapisce senza riserve e la cospicua mole di date europee previste, tradiscono un apprezzamento vasto che potrebbe smentire le nostre impressioni.

Un discorso analogo potrebbe dirsi per gli Orator Fit, gruppo compatto e dalle composizioni alquanto mature, forse eccessivamente vittima della loro affezione verso le sonorità new wave che li contraddistinguono, nonostante si definiscano experimental indie. La band, in misura della loro recente nascita, è promettente e incuriosisce quanto inquieta con le sue melodie ‘curtisiane’ e lo sguardo assente/presente del vocalist Francesco. Poche parole, molti fatti.

E con i fatti chiudiamo (…). Il giovane quartetto romano dei Beesus, il meno ‘accessibile’ della serata, miete consensi con il disco d’esordio The Rise of Beesus, a dispetto dell’età media dei componenti c’è già esperienza in fondo al barile stupefacente dal quale si levano impeto & combattività. Stonerslam è davvero rappresentativa del ghigno irriverente con il quale sono capaci di massacrarti e la presenza scenica è devastante, è del tutto evidente che v’è totale comunione d’intenti. La voce ricorda paurosamente quella dei Fu Manchu, ma qui siamo proiettati nell’abisso, i ragazzi utilizzano sapientemente l’effettistica a disposizione e lo stoner-doom che ci offrono, per sua natura monolitico, si colora di sfumature stimolanti. Come srotolare la propria lingua su un pavimento fetido e godere della fuliggine da cui il genere umano si è creato – Sonic Doom/Stoner Youth. (SEO)

Foto di Francesco Spingola

Pin It on Pinterest

Share This