folk/rock

Bob Dylan

Bob Dylan

29 Giugno – Terme di Caracalla
Never Ending, nel cuore archeologico di Roma

“Le 5 canzoni di Bob Dylan che hanno cambiato il mondo”, “5 cose da sapere su Like a Rolling Stone”… Titoli, articoli, classifiche, gallerie di immagini, citazioni che si rincorrono fra loro a tentare di imbrigliare qualcosa che per sua natura non ne vuole sapere di rimanere immobile.

Era il 24 maggio 1941 a Duluth, Minnesota – quella Duluth che oggi torna a far parlare di sé come una delle ambientazioni della serie tv Fargo. Altri tempi, evidentemente. Ma fu allora, in quel luogo, che nacque Robert Allen Zimmerman, compositore, cantautore, menestrello, che con chitarra e armonica avrebbe inciso il suo segno indelebile sulla musica e sulla cultura del ‘900, rispondendo al nome di Bob Dylan.

E allora a poco servono quei titoli. Bob Dylan è un pezzo di granito (non marmo, lo renderebbe statico e solenne, cavaliere senza macchia), complesso, controverso, scostante, acido sì, ma ce lo teniamo così com’è, con i suoi grandi difetti e i suoi altrettanto enormi pregi.

Di pochi mesi fa l’uscita del suo ultimo album, il 36esimo in studio, Shadows In The Night, in cui Dylan condensa e fa propri 10 brani del repertorio di Frank Sinatra con la sua consueta timbrica, registrazioni in presa diretta e un’atmosfera dimessa in cui a prevalere è la steel guitar di Donnie Herron (da segnalare in scaletta The Night We Called It A Day, accompagnata da un video retrò con lo stesso Dylan attore protagonista).

1941 – 2015: 74 anni. Ma l’età è solo un dettaglio, perché Bob Dylan è nel pieno di un lungo tour europeo – quel Never Ending Tour con cui da decenni veleggia a una media di circa 100 live annuali – in cui all’Italia spettano ben 4 concerti: Udine, Roma, Lucca e Torino.

Nella Capitale il cantautore ha suonato diverse volte nel corso della sua lunga carriera, ma a ospitarlo il prossimo 29 giugno saranno le Terme di Caracalla, cuore archeologico e splendida cornice per la stagione estiva – davvero molto varia quest’anno – del Teatro dell’Opera di Roma.

Se non suonasse retorico, concluderemmo questo pezzo con un augurio di lunga vita, come se davvero quel pezzo di granito, fermo e sicuro sulla sua strada, ne avesse bisogno. (Marco Pacella)

 

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