Rock Blues / World

Bombino

Bombino

03 Luglio – Villa Ada
L’orizzonte sconfinato che offre una prospettiva differente

Ogni anno, al laghetto di Villa Ada, Roma incontra il mondo. Dalla fine di giugno alla prima metà di agosto, questa suggestiva location diventa crocevia di passaggio tra differenti sonorità e culture. Ampio spazio, quindi, è concesso a scenari che in genere consideriamo come altri da noi, ma che meritano tutta l’attenzione e gli ascolti che riserviamo, in genere, a più ‘blasonate’ realtà nazionali o anglofone (non che questo tipo di offerta manchi nella kermesse).

A Goumar Almoctar, in arte Bombino, non piace essere annoverato tra le fila degli esponenti della world music. Ma, per chi scrive, questo talentuoso chitarrista proveniente dall’Africa subsahariana, ne rappresenta, ad oggi, la quintessenza. Quando si parla di world music, si parla di musica non inquadrabile in una precisa categoria: un tessuto continuo di esperienze correlate e componibili.

Bombino guarda ad Hendrix, a Clapton, perfino a Knopfler (di cui replica il peculiare fingerpicking), ma lo fa da una prospettiva differente da quella a cui siamo abituati. Il suo scenario, il suo vissuto, sono strettamente collegati al deserto, ai suoi tempi dilatati, alla lentezza, all’orizzonte sconfinato dei suoi paesaggi desolati, e tutto ciò non può non influire sulla sua musica. Il risultato è una miscela inedita ed assolutamente unica di rock blues riletto e dilatato alla luce delle poliritmie tipiche della tradizione africana, un sound che, in alcuni casi, si avvicina tremendamente alla psichedelia pura.

Se n’è accorto Dan Auerbach (Black Keys), che ha intelligentemente prodotto Nomad (2013), terzo album di Bombino (e lavoro che lo ha consegnato alla celebrità), rendendone ancora più evidente la componente prettamente rock, ma senza snaturare troppo la natura Tuareg di questa musica. Nel 2016, Auerbach ha passato il testimone a Dave Longstreth (Dirty Projectors) per la produzione di Azel, quarto lavoro del nostro registrato in quel di Woodstock e che conferma pienamente quanto detto fin ora, con l’aggiunta, al già ampio calderone musicale, di umori folk e reggae. (Angelo D’Elia)

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