Death Metal

Death

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30 Marzo – Traffic
L’eco della Perseveranza

Riportare in tour le vestigia dei Death è stata un’ottima idea, l’operazione ha un buon odore, è improbabile parlare del Chuck leader dei Death come un fondo da cui trarre grassi compensi. È per vocazione, p
er devozione che membri storici della band che ha fatto del death metal il death metal si sono lanciati in tour celebrativi, stavolta con tappa al Traffic, sulla Prenestina, mercoledì 30.

Se non sei un ‘pivello di latta’ al risuonare di nomi quali Gene Hoglan e Steve Di Giorgio (rispettivamente batteria e basso, con curriculum mostruosi – Dark Angel, Death, Testament, Obituary, Iced Earth and more), dovresti già avere un piede fuori di casa, rivederli insieme è già un evento. A completare l’opera ci sono Bobby Koelbe (chitarra in Symbolic del ’94), infine, Max Phelps dei Cynic al microfono: un ottimo insieme per onorare lavori di inestimabile valore come la pietra d’angolo Individual Thought Patterns (1993).

death backSuccede e spesso durante tutta una vita di sentirti consigliare, da lettore, questo e quell’artista che, non si capisce bene perché, è un genio ma pochi o nessuno se lo fila, eppure ti assicurano che di genio si tratta e, anzichenò, proprio per tal motivo non emerge, incompreso. E tu continui a ignorarlo beatamente. Se c’è qualcosa che puoi fare oggi è smettere di essere un semplice ‘tu’ e cominciare dalla prima occasione buona, quindi eccola, sempre che ti piaccia il metal: riprendi in mano la storia del compianto Chuck Schuldiner e rassegnati, satollo, di genio si trattava.

Schuldiner fu chitarrista di indubbio spessore, trasversalmente stimato, capace di costruire e decostruire un genere musicale con cervellotiche configurazioni dall’anima certa, marcia, ma genuinamente cer
ta, perché sacrilego sin dalla forma, come l’ardito quanto riuscito connubio di jazz e metal estremo (Spiritual Healing – 1990, in primis), il consorzio di rivendicazioni sociali e immagini truci. Il musicista americano ci ha lasciati nel 2001, ma con i Death aveva già inciso il suo epitaffio con una prova stratosferica che ogni appassionato di metal può portare come stendardo: The Sound Of Perseverance (1998). S’è detto tutto. (SEO)

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