Taranta / Folk

Eugenio Bennato

Eugenio Bennato

26 Dicembre – Auditorium Parco della Musica
La chiamavano Filologia Mediterranea

Il 26 dicembre, all’Auditorium Parco della Musica, Eugenio Bennato presenterà Musica di Contrabbando, prima grande raccolta dei maggiori successi di una carriera ormai quarantennale. Il fatto che, in un periodo cosi lungo e prolifico, Bennato non sia mai prima d’oggi caduto nella trappola del best of (eppure, di materiale da raccogliere ce n’era in abbondanza) la dice lunga sull’approccio alla musica del personaggio in questione.

Quello di Eugenio Bennato è ed è sempre stato un percorso di ricerca e divulgazione, accomunabile alla figura del filologo, o dell’antropologo. Sin dai suoi esordi, tra le fila della Nuova Compagnia di Canto Popolare, insieme a compagni di viaggio del calibro di Roberto D’Angiò e Peppe Barra, si faceva carico del recupero di forme di musica popolare antichissime, per riproporle nella loro forma originaria e sancendo un indissolubile legame di sangue con il passato.

Nel 1998 ha fondato il movimento Taranta Power, nel cui nome vi è già una piena dichiarazione di intenti. Infatti, con questo nome, ci si vuol discostare definitivamente dalla definizione di tarantella, ormai troppo legata a gruppetti folkloristici di terza categoria, musicalmente inadatti e riconducibili ad un immaginario da macchietta. Con Power, si vuole per l’appunto sottolineare la potenza quasi mistica di una musica che ci accompagna dalla notte dei tempi. Una musica fatta di ritmi ipnotici e frenetici, di leggende ancestrali, che ha il compito di scacciare il male, di esorcizzarlo nella catarsi fisica della danza più sfrenata.

La musica di Eugenio Bennato parte dai territori natii della Campania per poi affacciarsi su tutto il mediterraneo, incamerando influenze dal Marocco all’Algeria alla Spagna, dal Libano alla Grecia fino alla Turchia. Influenze, queste, incarnate fisicamente dalla band che lo accompagna: ogni membro contribuisce con un tassello del proprio bagaglio culturale e tradizionale a comporre un mosaico che raffigura scene, di povertà, di brigantaggio, di resistenza e di amore, il tutto unito in un’unica grande danza. (Angelo D’Elia)

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