Recensione


Fvzz Popvli

Fuzz al potere

Ascolta il disco Fvzz Dei 
(Heavy Psych Sounds, 2017)

RECENSIONE – Atmosfere heavy psycho surf, monocanali al limite della saturazione, fuzz acidi e una buona dose di visionarietà, sono gli elementi che costituiscono la grammatura dello spettro sonoro che caratterizza la musica dei Fvzz Popvli.

Realtà capitolina di controtendenza nel panorama musicale italiano, i Fvzz Povuli, fuori dalle dinamiche di mercato mainstream, mantengono viva l’aura originaria che ha dato vita al genere stoner rivolgendosi ad un pubblico di estimatori, a cui noto apparirà il chitarrista, Francesco ‘Pootchie’ Pucci (già Beesus e The Wisdoom) – a lui si uniscono Giorgio Natangeli alla batteria e Luca Palazzi al basso.

Le sensazioni che si avvertono durante l’ascolto di Fvzz Dei sono quelle delle lunghe jam che si tenevano a Palm Desert per arrivare ai più attuali raduni di Duna Jam. L’album infatti, come in una struttura circolare, si apre e chiude con due lunghi brani in cui emerge l’istinto creativo primordiale della band. Il primo mostra lo spirito più profondo che, inquieto, vaga nella band. Siamo in pieno territorio doom. L’ultimo invece, esplora territori più nitidi con suoni clean e crunch che risaltano i riverberi; mentre, nella parte centrale dell’album si dà pieno sfogo alle saturazioni dei fuzz. In alcuni frangenti sembra di ascoltare i Madhoney di Superfuzz Bigmuff anche se con un’attitudine decisamente più lisergica.

Eloquente appare l’esercizio di stile che il combo capitolino utilizza per creare il nome della band e del loro primo album ufficiale, che gioca con la locuzione latina Vox Populi Vox Dei, trasformata in Fvzz Popvli Fvzz Dei. La band sembra volerci dire che, come in un visionario presagio di un oracolo, il Fuzz – distorsione amatissima dai cultori dello stoner – diventa il mezzo attraverso cui gli Dei si mettono in contatto con gli uomini per avvicinarli alla verità. Quando i FVZZ POPVLI inizieranno a suonare avrà inizio la sublimazione del rito, solo chi assisterà ai loro live ne apprezzarà le suggestioni. Il resto potrà accontentarsi della rappresentazione celata nell’album. (Antonio Perruggino)

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