METAL


Helligators – (Foto di Nael Manuela Simonetti)

Metal sul tetto che scotta

06 ottobre 2017 – Mercure Hotel

LIVE REPORT – Cosa ci fa un branco di capelloni buzzurri sul tetto di uno degli alberghi più ‘pregiati’ di Roma, con vista sul Colosseo e un pubblico di grandi firme? Si nutre dei luoghi comuni e si bea persino della vittoria, ecco cosa ci fa! Lester non poteva mancare ad un appuntamento tanto inusitato quanto conveniente alle strategie naturali del rock n’ roll. Certe cose non cambieranno mai, per questo il rock non morirà mai.

Gli Helligators, una delle migliori formazioni ‘metal’ della capitale, positivamente recensiti su queste pagine per il più recente, accattivante album Road Roller Machine, si sono dilettati e ci hanno dilettato sul tettuccio del Mercure Hotel di Via Labicana, in versione unplugged (!) e con il nuovo cantante Simone “Dude” da noi sperimentato per la prima volta.

Gran bella serata, curiosità a parte, con gli infiltrati sporchi e cattivi confusi fra gli ospiti dell’hotel, di prima fascia, affettati ed eleganti, come da prassi solo in apparenza, che il rock rinverdisce le corde obsolete anche del riccone di turno e, di fronte ad una scaletta puntellata da un buon numero di cover, han fatto bella presenza e ottima presa anche i molti pezzi originali, la cui resa, in acustico, non ha perso la verve originale.

Snake Oil Jesus e Truckdriver non hanno sfigurato in compagnia delle più note Fade To Black (Metallica) o Hunger Strike (Temple of the Dog), due non troppo a caso, interessanti da citare per il ‘coraggio’ della scelta ma anche a dimostrazione di una sicurezza nei propri mezzi che dà vigore alla passione del gruppo, il cui motore, a nostro parere, rimane El Santo, la scintilla Kamo – i due chitarristi. Sempre nel solco della tradizione, con grande convinzione: dall’EP Back To Life è stata riproposta Born Again, ma ha fatto la sua comparsa anche l’inedita Where I Belong, mooolto southern, indi… aspettiamo ansiosi i prossimi passi e staremo a vedere. Godendoci, per ora, la vista da quassù… (Pietro Doto)

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