jazz

Insanity-Quintet_articolo

Insanity Quintet feat. Greg Hutchinson.

28 Maggio – Be Bop
Il ponte fra Ostiense e New York.

Il Be Bob Jazz Club non difetta certo di varietà nella sua programmazione mensile. Un vero ponte gettato tra l’Ostiense e la caotica e fumosa Grande Mela in cui giovani (e non) talenti nostrani – alcuni già affermati a livello internazionale, altri che aspettano la definitiva investitura – hanno la possibilità di cimentarsi con veri e propri godfathers del genere.

Questa volta è il turno degli Insanity Quintet, complesso di recente formazione, che annovera tra le sue fila alcuni dei jazzisti più talentuosi e richiesti d’Italia. Nascono da un’idea del pianista romano Luca Mannutza e del sassofonista bolognese Matteo Sabattini, che ha sulle spalle dieci anni di esperienza proprio a New York, dove ha assimilato il sound del contemporary jazz, maturando uno stile morbido e versatile, che pone maggior enfasi sulle frasi melodiche ma che non rifugge l’estro del momento.

Tra le collaborazioni di Mannutza, invece, doveroso citare un disco in duo con Max Ionata che omaggiava Joe Anderson a pochi mesi dalla sua morte (2009), ed il progetto Progressive con Roberto Gatto (probabilmente il miglior batterista della scuola jazz italiana attualmente in circolazione), che rileggeva alcuni dei migliori episodi del rock italiano degli anni ‘70.

Una formazione, quindi, aperta a tutte le influenze, attitudine condivisa da una guest star d’eccezione, Gregory (Greg) Hutchinson (classe 1970), batterista cresciuto in ambiente musicalmente fertile: suo padre, percussionista, lo ha reclutato giovanissimo nel complesso reggae dei Triads, da sua madre ha ereditato una sterminata discografia di dischi soul, funk e jazz che hanno influenzato non poco il suo stile. Il suo approccio alla batteria è da vero studioso, voglioso di scavare nelle dinamiche dei generi. Nel suo percorso si trovano maestri del calibro di Marvin Smith e Kenny Washington, che dice di lui: “A differenza di molti batteristi della sua generazione lui ascolta, è più interessato ad essere parte della squadra che a picchiare sui tamburi”. (Angelo D’Elia)

 

Pin It on Pinterest

Share This