ROCK / AFROBEAT


I Hate My Village

Lester incontra gli I Hate My Village a Villa Ada
Intervista al gruppo super del panorama musicale italiano

di Angelo D’Elia

INTERVISTA Esistevano, in quella magnifica stagione musicale a cavallo anni ’60 e ’70 i cosiddetti ‘supergruppi’. Formazioni composte da membri di band già ampiamente affermate (citiamo i Blind Faith, o Derek and the Dominos, tanto per fare un esempio) che si ritrovavano insieme, creando alchimie memorabili, ma spesso per lo spazio di un solo disco. Perché troppi elementi forti, riuniti in un solo calderone, sono destinati a scoppiare.

Non sembra questo il destino che spetta agli I Hate My Village (e ce lo auguriamo con tutto il cuore), super combo che raccoglie quanto di meglio ha da offrire il panorama musicale italiano al giorno d’oggi. Fabio Rondanini (Afterhours, Calibro 35), Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion), Marco Fasolo (Gennifer Gentle, in cabina di produzione) ed Alberto Ferrari (Verdena), sono riusciti a creare qualcosa di abbastanza unico, considerando i tempi sventurati in cui ci ritroviamo a vivere. Una sapiente quanto originale mistura di rock/blues e funky bagnato in salsa afrobeat, dove le influenze e l’esperienza di ognuno si mischiano in maniera fluida e naturale, tirando fuori un sound peculiare ed inedito.

Ne abbiamo parlato con loro, in occasione della loro seconda data romana, nell’ambito del festival di Villa Ada (eravamo presenti anche alla prima data a febbraio, che sanciva il loro esordio dal vivo).

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