SOUNDTRACK


TreesTakeLife

Il duo romano tutto al femminile suona Keep Safe per Lester
Dopo l’uscita di Come Back, Mina e Martina si concedono per una breve intervista, alla quale non poteva mancare un accompagnamento musicale…

di Pietro Doto

INTERVISTA – Incontriamo le TreesTakeLife in seguito all’ottima recensione del loro recentissimo Come Back, un titolo, un programma, un graditissimo ritorno, semplicemente. Il disco è legato a doppio filo con la Capitale Culturale 2019, Matera. Nella news Il ritorno delle TreesTakeLife vi abbiamo parlato ampiamente dell’iniziativa da cui trae linfa l’incantata colonna sonora ideata da Martina Sanzi e Mina Chiarelli: ora è tempo di vederle, per ascoltarle.

Negli spazi accoglienti di M.I.L.K. Minds in a Lovely Karma, Lester ha strappato una piccola esibizione di Keep Safe, così, nuda e cruda, senza perdere nulla in quanto a sostanza: c’è poco da fare, le melodie delle Trees, in primis, sono ammalianti e vincenti.
Poi, visto che c’eravamo, ne abbiamo approfittato per porre qualche domanda al duo romano. Intanto godetevi il pezzo, ma sappiate che, dopo, anche le risposte ai nostri quesiti meritano attenzione.

Cosa si prova ad essere le uniche donne in Italia a comporre musica per colonne sonore?
Ci teniamo a precisare che non siamo proprio le uniche ma siamo veramente poche, ed è questo forse il vero problema. Si sente spesso parlare della questione di genere legata al mondo professionale: bisogna dire che nel cinema è piuttosto comune riscontrare una carenza di donne che svolgono ruoli ritenuti più ‘consoni’ agli uomini. Possiamo sicuramente dire che non esistono mestieri maschili o femminili, esistono mestieri. Esiste l’impegno, la professionalità e la passione e noi crediamo di avere queste caratteristiche, come ce l’hanno migliaia di donne che sognano di percorrere questa strada. Spesso si gioca con questo retaggio culturale e sono le giovani compositrici stesse che a volte evitano addirittura di provarci, evitando di fare un primo passo verso il mondo della musica per film, contribuendo però ad alimentare il problema. È proprio a queste persone che diciamo: fregatevene di chi vi dice (spesso anche i colleghi con i loro sguardi) che non siete adatte, che è un mondo duro, senza orari, che la competizione è spietata. Fate solo quello che vi piace, perché lo sapete fare. Le compositrici possono dare il loro contributo e nuova espressività alla musica, tanto quanto gli uomini e lo continueremo a ribadire: con le parole, ma soprattutto con i fatti.

Prima o poi realizzerete un disco tutto vostro, una colonna sonora di una pellicola fittizia tutta vostra? E come vi immaginate un disco del genere?
Beh, sarebbe sicuramente un’esperienza da provare e in parte il nostro primo disco era piuttosto slegato dalle immagini, visto che eravamo alle prime armi come musiciste, in generale. Qualche anno fa, poco prima di cominciare a lavorare alla prima colonna sonora, avevamo parlato di realizzare un disco sulle stagioni, cosa che tuttora appassiona e ci incuriosisce. Casualmente, due anni fa abbiamo partecipato ad un progetto con altri compositori (naturalmente tutti uomini, per tornare al discorso di cui sopra!) per Aural Film (un’etichetta che produce colonne sonore per film che non esistono!) e ognuno di noi doveva scrivere un brano ambient dedicato alla terra. Naturalmente noi abbiamo scelto le stagioni e ci siamo divertite moltissimo, ma si trattava di un solo pezzo. È un’idea che ci ha sempre stuzzicato e sono sicura che prima o poi realizzeremo questa impresa!

Perché Roma dovrebbe ascoltarvi?
Questa è una bella domanda! Beh, intanto perché, senza nulla togliere a tanti musicisti romani, ci distinguiamo molto dallo stile che va per la maggiore in Italia e anche a Roma, che è stata sempre motrice di cambiamenti nella scena underground e non. Diciamo che bisognerebbe ascoltarci per andare un po’ al di là di tutto questo, anche al di là di Roma, forse proprio lontano dai confini geografici, per viaggiare un po’ con la fantasia. Crediamo che la nostra musica dia la possibilità ad ogni ascoltatore di interpretare a modo proprio la musica, di metterci un po’ del proprio vissuto. E questo, forse, dovrebbe essere il motivo principale per darci almeno una possibilità!

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