ROCK

Les Fleurs Des Maladives

Les Fleurs Des Maladives

 

Un disco di grande rispetto

Ascolta il disco Il Rock è Morto
(Ostile Records 2017)

Il Rock è MortoIn uno spazio esclusivo come quello delle recensioni, dedicato unicamente agli artisti della Capitale, di tanto in tanto apriamo le porte a proposte che provengono dal suolo nazionale. Les Fleurs sono passati dal salotto di Lester | Music Area, li conoscevamo già, continuiamo ad apprezzarli.

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RECENSIONE – Il Rock è Morto! Per chi il Rock non l’hai mai masticato a fondo, privo dell’antipasto e delle varie sfumature di sapori che la storia con le sue ricche portate successive ci ha servito, potrà sembrare una frase come un’altra, per chi invece il rock lo degusta e digerisce da sempre, potrebbe essere un assioma a cui ci si è già abituati con rassegnazione. Per altri invece, come Les Fleurs des Maladives, il rock è morto sì, ma solo fuori dal loro box.

In un contesto storico in cui il Rock ha subito un’involuzione apparentemente irreversibile, questi ragazzi di Como prendono coscienza di sé, della loro genuina natura rockettara e danno sfogo al disagio che li/ci circonda. Quello che vi troverete ad ascoltare è tutt’altro che un lavoro tipico dell’industria musicale odierna, “Non ci trucchiamo da indipendenti per essere mainstream né tantomeno pagheremo per venderci, questa è la grande truffa dell’Indie-Rock”. Encomiabile.

Già dal primo ascolto si percepisce, con grande gioia per gli appassionati di tali sonorità e stile di vita, l’approccio deciso e ribelle che caratterizza ogni vero rocker. L’inizio in stile zeppeliniano, con la prima traccia dal titolo appunto Rock’n’Roll, ci riporta ai magnifici anni ’70, quando i quattro londinesi infiammavano il Madison Square Garden di New York al suono di “It’s been a long time since I rock an’ rolled”. Schietti e con le idee chiare, Les Fleurs des Maladives danno già con il brano di apertura l’impronta all’intero album: “Tutti quanti mi dicono ascolta indie e trash-pop ma a me interessa solo il rock’n’roll […] studi al CPM, jeans stretti e giacca di pelle ma non lo impari il rock’n’roll”.

Dieci tracce accomunate da un filo conduttore, una critica sostanziale all’industria musicale odierna, in cui si è costretti, per volontà dettata da ‘schiavismo di necessità’, ad adattarsi a certe sonorità per ottenere un minimo di visibilità destinata comunque in breve tempo a svanire, un malessere che pervade l’animo di ogni musicista rock che si rispetti e che non dovrebbe mai sottostare ad un tale compromesso. E in questo il trio comasco ci fa ben sperare ascoltando tracce come Il Rock è morto, La grande truffa dell’Indie-Rock e Naba Design Blues.

Schitarrate potenti e riff accattivanti, batteria da far rabbrividire le ‘pelli’ e basso esplosivo, il tutto condito dalla voce graffiante di Davide Noseda, autore di testi espliciti, caratteristica da non sottovalutare di questi tempi. Degne di nota anche Homo Sapiens, una presa di coscienza della natura autolesionista del genere umano, La Canzone del condannato dalla venatura grunge e l’omaggio a Lucio Battisti con la cover di Le tre verità (con la partecipazione di Alteria).
Il Rock è morto è un disco di grande rispetto, un disco rock per chi ama il rock e vuole sentire per l’appunto, rock, non canzonette. (Sabo)

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