STONER
Black Rainbows (da sin: Filippo Ragazzoni, Gabriele Fiori, Edoardo Mancini)
Dio Benedica i Black Sabbath
di Federico Ciampi
RECENSIONE – Così è scorretto, però. Quando un appassionato della ‘vulgata sabbathiana’, quale il sottoscritto, si incontra con una nuova uscita che guarda al passato in maniera così ispirata, il risultato non può essere che amore. Che i Black Rainbows fossero una band di tutto rispetto, lo si sapeva già; il terzetto romano non è un’Armata Brancaleone di esordienti alle prime armi, ma una vera e propria macchina da guerra, con un sound preciso, rodato e ben definito, che anche in quest’ultimo lavoro sprigiona quintalate di ignoranza stoner.
Con qualche novità, però, riassumibili nel mantra “ancora più violento e diretto”. Insomma, meno Kyuss e più Electric Wizard (oppure Orange Goblin, o Uncle Acid & The Deadbeats, se più vi piacciono – i riferimenti sono da quelle parti). È un male? No, affatto. Il lavoro si propone in modo da eliminare tutto ciò che rende lo stoner un genere così di nicchia, vale a dire le prolisse divagazioni che allungano a dismisura i brani, in un modo non sempre utile all’economia dei dischi. Qui invece è tutto concentrato, senza perdere nemmeno una goccia della potenza brutale tipica di queste sonorità. Fin dall’opener At Midnight You Cry le coordinate sono definite in modo chiaro e vengono seguite e rispettate per tutti i 49 minuti successivi: aggressività, guidata dalla voce e soprattutto dalla chitarra di Gabriele Fiori – ben coadiuvata dall’avvolgente, ruvida ed asfissiante sezione ritmica – e tocchi di fuzz e delay a garantire l’immancabile impronta psichedelica.
Colpisce soprattutto il suono. Nonostante lo stoner come genere inizi a sentire il peso dei suoi anni, la produzione è decisamente moderna, potente e ben definita, ma senza perdere lo sporco che è necessario se si suona questo tipo di musica. Tutto da manuale, insomma. Forse troppo.
Se proprio, a forza, bisogna trovare un difetto a questo ‘Rituale Cosmico’ è proprio la sua straordinaria aderenza al sacro decalogo dello stoner. Non un’innovazione, non una deviazione dal seminato. Non che sia un problema, intendiamoci; nessuno richiede follie da un settore così di nicchia e ‘conservatore’; ci piace così com’è. Ma se, da neofiti, voleste provare esperienze diverse e più variegate, non le trovereste certo qui. E questo funge più da avvertimento, che altro. Se vi va bene, adorerete questo lavoro, esattamente come colui che sta scrivendo queste righe.
In ogni caso, la raccomandazione è sempre la solita; quando la triste sospensione delle attività live dovuta a quanto accaduto in questi mesi finirà, andate a vederli. La musica è ottima, la tecnica pure, condotta da tutti e tre con eccellente mestiere. Un suono ancestrale, debitore della valanga innescata negli anni ’70 da Ozzy e compagni, vi travolgerà senza pietà e lo adorerete. Tanto lo sappiamo: ogni volta che vogliamo tentare qualche ascolto diverso, torniamo sempre nella comodità delle nostre sonorità preferite, e quella proposta da Gabriele e compari rientra esattamente nel novero. A distanza di mezzo secolo, la passione è talmente forte da ispirare dischi come questo, a riprova che se la musica viene fatta con passione ed abnegazione, diventa davvero immortale. Chissà, magari tra sessant’anni si parlerà della leggenda di Ozzy, di Tony Iommi… E dei Black Rainbows, “che ne tennero alta la bandiera anche a decenni di distanza”.
Dio benedica i Black Sabbath, sempre.
Black Rainbows – “Cosmic Ritual Supertrip”
(Heavy Psych Sounds, 2020)
Ascolto obbligato: At Midnight You Cry