POP / CANTAUTORATO


I Quartieri – foto di Giulia Trasacco


Ripartire “as soon as possible”

 

di Ilaria Pantusa

RECENSIONE – Una ripartenza. È in questi termini che I Quartieri, la band romana formata da Fabio Grande, Marco Santoro e Paolo Testa, presentano il loro ultimo lavoro, Asap (42 Records, 2019), uscito per la label 42 Records, già accogliente e prolifica casa per I Cani, Cosmo, Massimo Volume e Colapesce.

Asap è l’autoironico acronimo che sta per “As soon as possible”, traducibile in italiano con l’espressione “il prima possibile”, e dà il titolo ad un disco che è in sé, per l’appunto, una ripartenza: due affermazioni che possono essere spiegate dal fatto che sono passati ben sei anni dall’uscita del loro bel primo lavoro, Zeno (42 Records, 2013), nel quale erano presenti in maniera più scarna e grezza le peculiarità di quello che ormai può essere pienamente definito il suono de I Quartieri. Anche le tematiche restano quelle di un universo intimo che non ha timore di mostrarsi e aprirsi allo sguardo e all’ascolto esterno.

L’interiorità non viene né gridata né nascosta del tutto, piuttosto è come illuminata per brevi momenti, come un qualcosa esposto sul ciglio di un marciapiede ai fari delle automobili di passaggio. Un’immagine che potrebbe sintetizzare le atmosfere di questo Asap, notturno nei testi, nelle melodie e profondamente segnato dai ritmi della città: una Roma impietosa, “assurda” (ma il lavoro è duro/ nell’assurdità di una vita in città), tranne che di notte (vivo di notte/ girano le ore/ strisce di luce/ bagnano le strade), quando tutto sembra calmo, anche se solo in virtù di una tregua che lascia respirare chi è inevitabilmente impigliato nelle sue maglie.

Il tempo e le distanze sono gli altri due pilastri nell’architettura tematica ed emotiva dei lavori de I Quartieri. In particolare, in Asap le distanze diventano oniriche se sono ravvicinate, incolmabili quando non c’è il sogno a consentire il passaggio verso il possibile. L’impressione è quella di stare nel mezzo di un continuo andare e ritornare che non si concretizza mai, se non nel pensiero costante dell’oggetto del desiderio dell’io lirico.

È inevitabile che, recensendo questo disco, l’attenzione si focalizzi sui testi, perché nel loro essere evidentemente il frutto di un lavoro attento e ispirato, sono la punta di diamante del progetto I Quartieri. Il sound fa il resto. Amplifica, segue e accompagna la portata emotiva delle liriche, non tradendone mai l’essenza, rende riconoscibile il marchio di fabbrica del giovane gruppo romano e contribuisce a rendere suggestivo l’insieme.

Con uno sguardo alle sonorità anglosassoni alla Radiohead da una parte e a quelle della scuola romana alla Niccolò Fabi e Riccardo Sinigallia dall’altra, non mancano le eco battistiane, ad esempio nel coro della title track o ancora nel basso e nelle tastiere della traccia finale, 6 e 45, o ancora i riferimenti a Lucio Dalla fin dal titolo di Balla balla damerino.

Infine, la riproposizione di Spiaggia bianca, già presente in Zeno e qui riarrangiata, conferma l’intento di ripartire con idee certamente più chiare, nella consapevolezza che inseguire la propria idea di musica, spesso, significa non accontentarsi del presente e darsi la possibilità di crescere e di vedere come sarà il futuro, anche se, come cantano nella bellissima Asap, insieme a Raggio x raggio il brano più intenso del disco, questo futuro fa paura.

 

I Quartieri – “ASAP”
(42 Records, 2019)

 

 

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