SOUNDTRACK / PROGRESSIVE


La Batteria – (foto di Martina Valente e Valerio De Berardinis)

Musica per organi caldi

di Stefano Capolongo

RECENSIONE – Quattro anni fa, sull’onda di un ritorno di fiamma nazionale per la library music, nasceva una delle testimonianze più cristalline per questo amore fatto di nostalgia per il passato, di omaggi ai grandi compositori di sonorizzazioni e di desiderio di riproporre un sound tipico degli anni Settanta attualizzandolo senza stravolgimenti. Il primo e omonimo album de La Batteria era riuscito, con scioltezza, a bilanciare tributo e invenzione configurandosi come una delle uscite più interessanti dell’anno. Il secondo capitolo del romanzo noir-poliziottesco della band romana si colloca nel solco già tracciato in precedenza: stesso schema, stessa atmosfera, persino la stessa brevità nella scelta dei nomi delle tracce (stavolta ben diciotto).

A questo punto verrebbe da chiedersi come una seconda produzione interamente strumentale e così stilisticamente definita possa aggirare l’ostacolo della ripetizione, del già sentito. Sì, perché i topos della band ritornano tutti (occhio alla copertina) ampliati e ‘didascalizzati’ in maniera precisa: dal televisivo Moviola, che ricorda i programmi sportivi Rai di un tempo, a Monica Vitti, Diva, Furfante Amedeo, che con il loro allure omaggiano tout-court uno stile che non c’è più.
Ma il lavoro svolto dalla band sulle sensazioni, sul fior di pelle e sull’amalgama, riesce a non far percepire nulla come scontato e nessun brano come ripescaggio di una precedente cernita. In questo secondo capitolo si materializzano le immagini per un orecchio degli Arti e Mestieri, grazie ad un approccio più fedele al prog-fusion, impreziosito da inserti funk esotici (deliziosa Eldorado), folk (Monica Vitti ricorda un meraviglioso passaggio degli Harmonium), italo-disco, krautrock.

Alla luce di quanto detto l’esperienza torna ad essere un valore fondamentale, anche in un contesto socio-culturale in cui è stata derubricata ad accessorio non più necessario, per riuscire ad essere cellule attive del presente e non solo dei nostalgici (seppur validi) musicisti. La Batteria II seppur meno impattante dell’esordio, si cimenta in un’operazione ancora più difficile: ribaltare i canoni di fruizione della musica contemporanea rallentandone i ritmi bulimici. Slow food per orecchie.

La Batteria – “La Batteria II”
(Penny Records/Goodfellas, 2019)

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