INDIE ROCK


Panta 


Che le chitarre tornino al centro del villaggio


di Stefano Capolongo

RECENSIONE – Diciamolo chiaramente, in Italia le chitarre ci mancano e non poco. L’indigestione di pop nazionale, dopo aver raggiunto e scardinato ogni baluardo di resistenza, un po’ come l’acqua alta a Venezia e aver conosciuto la sua fase di massimo splendore, sta digradando verso altri lidi. Agevoli e orizzontali per chi ha deciso di restare in quella comfort zone dalla data di scadenza ravvicinata, più frastagliati e perigliosi per chi ha deciso di andare oltre e trovare una propria via e un proprio linguaggio.

Non è un caso che l’esordio dei Panta, Incubisogni, venga alla luce proprio in questo contesto. Altrettanto poco casuale è il fatto che ciò avvenga a Roma, città che sta vivendo un lento, poetico, radicale e inesorabile declino: “Roma è una madre tenera che manda i suoi figli via, nella deriva intellettuale che uccide la sua poesia” (Roma dolce tenebra). Il viaggio tra Incubi e Sogni, dove la volontà di creare una divisione tra le prime e le seconde cinque tracce è manifesta, accarezza i fianchi di oltre vent’anni di alternative italiano.
Se si tracciasse una immaginaria linea tra Afterhours, Marlene Kuntz, Yuppie Flu, Teatro degli Orrori, FBYC, solo per citarne, alcuni si potrebbe definire la geografia di un lavoro come Incubisogni. Un continuo passaggio tra il sonno e la veglia con una struttura circolare potenzialmente infinita dove l’ultima è La prima e dove le zone grigie sono quelle in cui avviene l’imperscrutabile.

Basso (Così è abbastanza indie? è una buona dose di schiaffoni), chitarre, batteria, tornano protagonisti e dettano le coordinate di un sound dallo smisurato potenziale rock ma anche squisitamente indie, nel senso più raw e primordiale del termine, lo-fi e shoegaze. I Panta si gettano nell’agone in un momento ad alto rischio retromaniaco, ma riescono a superare agevolmente l’ostacolo più pericoloso, mantenendo una quota sufficientemente corposa di identità propria e lavorando di fino su registrazione e missaggio (grazie Steve Lyon).

Se è arrivato finalmente il momento di riportare la chiesa al centro del villaggio, i Panta lo fanno senza mezzi termini e, mutuando le parole di Federico Fiumani, “la botta di energia del rock” risulta finalmente pervenuta.

Panta – “Incubisogni”
(MEI/Goodfellas, 2019)

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