BRASS’N’ROLL / REGGAE
Veeblefetzer
More, energia e vitalità per crescere “di più”
di Ilaria Pantusa
RECENSIONE – “More, perché queste canzoni sono come frutti che nascono dagli arbusti, dalle spine.
More, perché in inglese vuol dire ‘di più’, abbiamo evoluto il nostro sound.
More, perché sempre in inglese è anche anagramma di Rome, la nostra città dove torniamo a rifugiarci dopo ogni scorribanda.
More, perché Roma è bella, ma ‘qui se more’ un po’ ogni giorno”.
È questo che i Veeblefetzer dicono del loro nuovo lavoro, More, album uscito per Goodfellas e che vanta al suo interno ben 3 brani che compaiono nella colonna sonora del film La Profezia dell’Armadillo, tratto dall’omonima graphic novel di Zerocalcare, tra cui anche La notte, il nuovo singolo pubblicato dal quartetto romano.
I Veeblefetzer sono Andrea ‘Mondo Cane’ Cota (voce e chitarra), Sandro Travelli (tromba melodica), Luca Corrado (sousafono e ukulele) e Gabriele Petrella (batteria) e in quattro riescono a ricreare un suono corposo che dal vivo fa la differenza, quando si tratta di far scatenare sottopalco il giovane pubblico che li segue.
Un suono corposo, dicevamo, e ricco di rimandi a tutto un mondo musicale che va dall’energia dubstep di Dub FX al miscuglio di suoni e culture che si può ritrovare nei Gogol Bordello, ai quali i nostri hanno anche aperto un concerto.
Energia e contaminazione però non bastano da sole a fare un disco che possa dirsi in tutto e per tutto riuscito. La partenza infatti non è delle migliori e i primi brani si lasciano ascoltare senza lasciare davvero il segno, per quanto risultino comunque piacevoli e orecchiabili.
È con Bicipiti che le cose cambiano: ci si stacca finalmente dal sound alla Dub FX, nonostante sia un punto di riferimento apprezzabile e interessante, per entrare invece in atmosfere più originali e inedite che, insieme all’uso della lingua italiana per il testo, esaltano la vena ironica e la vocalità un po’ sorniona e per questo affascinante di Cota. La notte si conferma uno dei pezzi forti del disco, più piacevole in questa versione che in quella electro cumbia che si può ascoltare ne La Profezia dell’Armadillo.
In Lonely boy torna la ritmica alla Dub FX, compreso il ritornello in inglese, ma questa volta il tutto funziona meglio, è tutto calibrato al punto giusto, come in Love Buzz, riuscita cover del brano degli Shocking Blue e reso celebre dai Nirvana.
Ma è con Fango, il pezzo che chiude More, che i giochi si fanno ancor più interessanti. Un duetto con Lucio Leoni che sembra più che altro una sfida western tra la band, che apre e movimenta gli arrangiamenti per sostenere il cantato di Cota, e l’ospite, che recita i suoi versi su di un tappeto sonoro che per lui si fa più mansueto e calmo, tendendo a quel silenzio che a Leoni piace tanto e dà tanto da pensare, come dimostrato egregiamente dal suo Il lupo cattivo.
Questa seconda parte di More è senza ombra di dubbio quella che rivela il potenziale di questa giovane band romana, piena di un’energia che li farà certamente crescere. Di più.
Veeblefetzer – “More”
(Goodfellas, 2019)
Vai alla campagna crowdfunding