BACKSTAGE #3

BACKSTAGE – Rubrica di Ritratti fotografici a cura di Daniele L. Bianchi

 

@Monk (18/04/2019)

RUBRICA“Niente foto quando siamo a volto scoperto”, mi sgridava sorridendo Enrico una ventina d’anni fa. Agli inizi dopo le prime canzoni si toglievano le maschere tirandole al pubblico. Io dal canto mio già rompevo le palle sotto al palco armato di una compattina da 1.5 megapixel. Una reflex me la sognavo e non avrei saputo nemmeno come usarla. Comunque ero già attratto dall’immagine. Da come le luci illuminano i musicisti e le loro performance. Seduto su una cassa a lato del palco mi godevo il mio primo concerto dei Tre Allegri Ragazzi Morti cantando tutte le canzoni e guardando i ragazzi del pubblico. Sudore, pogo e adrenalina. A ripetizione salivano sul palco e facevano stage diving. Una roba dannatamente punk.


Enrico

All’epoca non possedevo nemmeno un cellulare e non esistevano ancora gli smartphone. Non eravamo ancora persi nel telefono. Per arrivare al locale usai il ‘Tutto Città’. Google Maps e le app erano fantascienza. Mi persi varie volte prima di trovare il mitico Circolo degli Artisti. Un posto che ha dato tanto alla scena indie italiana e che è stato per me come una seconda casa all’inizio della mia attività di fotografo. Per anni ho immortalato tutto ciò che si muoveva su quel palco facendo una gavetta spaventosa. Da sprovveduto autodidatta quale sono sempre stato, sera dopo sera sperimentavo nuove impostazioni ed inquadrature.

Conobbi la musica dei Tre Allegri nel 1996 sfogliando le pagine di Mondo Naif con in allegato un loro mini cd che mi infervorò come non mai. Quella rivista era un vero concentrato di talenti fumettistici e vi erano pubblicate anche le opere di un certo Davide Toffolo. I suoi disegni, com’è noto, sono strettamente legati all’immaginario della band e mi ha sempre affascinato la realtà parallela che ci regala il suo tratto energico e onirico.

Considero i concerti dei Tre Allegri come una finestra da cui affacciarsi e curiosare in questo mondo popolato da mostri, esseri fantastici e animali parlanti. E magari rubare anche un po’ di foto.


Luca

Arrivato al Circolo degli Artisti mi misi in fila per comprare il biglietto ed ebbi accesso a questo magnifico mondo. Non mi sarei mai immaginato che in futuro avrei conosciuto la band e seguendoli, avere l’opportunità di fare tante belle foto.

Oggi suonano al Monk, erede del Circolo. Luca mi accoglie nel backstage e chiacchieriamo a lungo. Come la maggior parte dei batteristi che conosco è un folle totale. Nel senso buono del termine. È carico di energia e voglia di suonare. Un essere capace di arrampicarsi dappertutto come dimostrò anni addietro quando feci il mio primo ritratto alla band. Una delle mie foto più iconiche di sempre.


TARM al Circo degli Artisti

Arrivano anche Davide e gli altri. Restano ancora una quindicina di minuti prima della salita sul palco e cominciano ad indossare i loro costumi. È il momento adatto per fare qualche ritratto. Su di loro non si nota l’ansia da prestazione. Sono un pezzo importante della scena musicale italiana. Quella che piace a me, almeno. Musicisti rodati e pronti a qualsiasi situazione. Comincio a ritrarre Andrea Maglia, loro compagno di tante avventure, curandomi di non renderne completamente visibile il volto. L’ombra del cappellino nasconde gli occhi, come se avesse una maschera da super eroe.


Il Maglia

Fra le band dell’indie italiano sono conosciuto per le foto fatte nei cessi dei locali. “È perché faccio foto di merda”, motivo io. In realtà di necessità ho fatto virtù. Spesso infatti il backstage è affollato e trovare un angolo libero per fare delle foto risulta arduo. Il bagno può rapidamente trasformarsi in una piccola sala pose con caratteristiche da non sottovalutare. Ogni cesso ha luci, colore delle pareti e riflessi degli specchi che rendono gli scatti unici. Ad esempio in quello del Monk la fanno da padrone le tonalità calde mentre in quello del Largo Venue, altro erede del Circolo degli Artisti, dominano i toni freddi.


Toffolo al Monk


Toffolo al Largo Venue

Altra caratteristica dei miei scatti è l’uso del fisheye, un tipo di obiettivo grandangolare. Usato in spazi stretti è il massimo. Escono fuori foto bombate, pareti ricurve e varie deformità dovute all’angolo di visuale decisamente estremo. Un fotografo di sala pose lo considererebbe un abominio. 

I ragazzi sono molto carichi e presi benissimo si prestano volentieri alle mie richieste. Sono fin troppo gentili e professionali. Faccio un ultimo scatto di gruppo dove si mettono in testa di riprodurre la posa che hanno assunto i Queen nella copertina di Bohemian Rhapsody. Quando una band inizia a cazzeggiare per mettersi in posa lascio sempre fare, difatti i Tre Allegri nel corso degli anni mi hanno sempre regalato degli scatti epici. Come quello fatto al Circolo degli Artisti anni fa.


TARM

Vado ad appostarmi sotto al palco per il live. Il Monk é già pieno; il SOLD OUT era stato annunciato da giorni. La mente torna a quel concerto di vent’anni addietro. I ragazzi scatenanti di un tempo ora si sono dati una calmata ma resta la loro anima punk. Magari trasmessa ai loro bambini, che mi ritrovo nel pit. Si sono rifugiati nello spazio dei fotografi per non essere schiacciati dalla ressa. Anche loro aspettano con ansia che i Tre Allegri salgano sul palco. L’amore e la curiosità per quel mondo fantastico sono stati trasmessi alle nuove leve. Quando una band riesce a superare una generazione e contaminare quella successiva è sempre una cosa bellissima.

Per conoscere le foto di Daniele L. Bianchi: www.concertinalive.it

Vai alla campagna crowdfunding

Pin It on Pinterest

Share This