BLACK SNAKE TRIP #4

BLACK SNAKE TRIP – Rubrica a tempo determinato

 

Il destino del Delta: Jimmi Duck Holmes e Little Freddie King
L’ultimo incredibile atto a firma Black Snake Moan, via Bentonia e New Orleans

Leggi la terza tappa La strada verso il Sud
Compagni di viaggio: Pippo Rossi Management | Mojo Station – Il Blues e le Sue Culture | La Tempesta | MISTY LANE MUSIC | Astarte | BPM Concerti

 

RUBRICA – Con le visite al Delta Blues Museum e al Po Monkeys Juke Joint diamo l’ultimo saluto emozionante ed indimenticabile (come del resto ogni minuto vissuto) a Clarksdale. Il museo è ricco di chitarre, vestiti, gadget e registrazioni dei Blues Man che hanno scritto la storia del Mississippi Delta Blues (da John Lee Hooker a Muddy Waters, a Son House, Mississippi Fred Mcdowell e molti altri). Il Po Monkeys, invece, vecchio e abbandonato, è immerso nella campagna a pochi km da Clarksdale, verso Merigold: è luogo veramente affascinante, pregno di decadenza; questa stupenda baracca è stata una delle ultime case musicali nelle quali i contadini potevano sfogarsi, rilassarsi, ubriacarsi e sentire musica live.
Comincia una nuova avventura scendendo il Mississippi per Indianola, comincia il viaggio miglia e miglia in macchina, sotto la pioggia che non ci lascerà per il resto del viaggio fino New Orleans. La vegetazione cambia, non è più circondata da campi immensi di cotone e di bassi arbusti ma di abeti ed alberi altissimi che si innalzano lungo le discese della Highway.
Arriviamo ad Indianola per l’ora di pranzo, perfetto per una pausa. Decidiamo di visitare il museo di B.B. King, con la storia del Re di Beale Street, passo per passo, con video e foto che narrano il suo percorso artistico-culturale fino la sua morte. Ultimo step, prima di uscire dal museo, è la visita alla sua tomba; rivivo il ricordo, indelebile, come un flash, del suo concerto a Pistoia Blues nel 2011.
Sedate le emozioni forti, andiamo a pranzo davanti il museo, da Betty’s Bar, un localino gestito da una famiglia nera gentilissima ed accogliente. Si parla di B.B. King, di musica e si mostrano tanto interessati al nostro viaggio e alla nostra provenienza, chiedendoci di tutto su ciò che stiamo vivendo, affascinati dall’Italia ed orgogliosi di servirci, tanto da invitarci a lasciare una dedica sulla parete del locale! Ci consigliano una sistemazione per la notte a McComb, ancora New Orleans è molto distante e la pioggia è veramente incessante.

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1. Bentonia Blues Experience – “Do not goin’ to Jackson!”

Seguendo il Blues Trail, trovo il Blue Front Cafè, uno storico Juke Joint a Bentonia, sulla Higway 49, a 30 miglia da Jackson, perfetto per una pausa prima di McComb. Il Blue Front è di proprietà di Jimmi Duck Holmes, la leggenda del Bentonia Blues. Entriamo nella stanza, il fumo regna sovrano e la sensazione che provo fin da subito è di trasporto totale per un luogo leggendario ed unico nel suo genere, l’essenza del mito.
Derisi per la nostra richiesta di un caffè: al Blue Front si beve solo birra e whiskey, si può mangiare un sandwich. Frequentato principalmente da neri, un po’ diffidenti e curiosi; si avvicina la cuoca (unica bianca e più propensa alle presentazioni), sorridendo ci chiede da dove veniamo e perché eravamo al Juke Joint, ce la caviamo con una birra e con una sigaretta ed il nostro racconto sempre più ricco di esperienze. Posters e cartelli ovunque del Bentonia Blues Festival, Jimmi Duck Holmes e del Blues che ruota intorno a quelle mura (in fondo ci sono due chitarre ed un paio di amplificatori vissuti…).
Chiediamo se Jimmi è nei paraggi, la signora con un sorriso speciale, ci indica l’uomo seduto all’angolo, dall’aria stanca e diffidente… sì, è proprio lui, Jimmi Duck Holmes in persona! Non avrei mai immaginato di poter conoscere un vero Blues Man.
Ci presentiamo e dopo aver raccontato la nostra storia mi invita a suonare la sua chitarra (ancora non ci credo), è proprio la sua chitarra, dei suoi video che orgogliosamente ci fa vedere su YouTube, ma lui non sa ancora che sono un suo fan. Prendo la chitarra ed inizio a suonare, dopo poco mi raggiunge e suoniamo insieme il suo stile per un po’, il tempo vola in un attimo. Non ci rendiamo conto ma passano due ore da quando siamo entrati al Juke Joint. Prima di posare le chitarre, mi suona Devil Got My Woman di Skip James, Catfish Blues ed un mix di R.L. Burnside nel quale mi fa cantare.
Non riesco ancora a rendermi conto di cosa sto vivendo: le sue mani tozze, grandi e vissute che toccano le corde come solo lui sa fare, i suoi occhi gialli e stanchi, la sua voce come un lamento che mi sussurra il suo sentimento, perché sta suonando davanti a me, seduti all’angolo e mi guarda dritto negli occhi! Mi chiede nuovamente di suonare, prendo la mia Gretsch e suono una mezz’ora al Blue Front e le poche persone che assistono rimangono curiose e stupite. Che figata pazzesca.
Approfitto per prendere il suo disco in macchina (comprato a Clarksdale due giorni prima) per farmelo autografare. Sul bancone ha i suoi album in vendita, Pippo ancora incredulo ne compra una copia (l’ultimo lavoro di Jimmi Duck Holmes è stato prodotto da Dan Auerbach, frontman dei The Black Keys a Nashville presso Easy Eye Sound, etichetta discografica e studio di registrazione).
Intervisto Jimmi Duck Holmes, parliamo delle nostre esperienze e naturalmente del Blues dalle origini, del viaggio e del significato di questo percorso. Si appassiona alla storia un ragazzo nero dalla felpa verde fosforescente, che ha ripreso tutta la mia esibizione, incessantemente curioso ci interroga fino ad arrivare a consigliarci dove andare e dove non andare alla ricerca di un alloggio, cioè Jackson. Il mantra blues ripetuto dal ragazzo fino allo sfinimento, consiglio sfociato in ironica cantilena, è: “Do not goin’ to Jackson!”.
Ciò che succede in questi luoghi, sperduti, abbandonati e leggendari, ha un sapore ed un fascino che sarà molto difficile rivivere. Jimmi mi stringe la mano e con fierezza torna a fumarsi la sua sigaretta nell’angolo sottostante un suo super poster che lo raffigura durante un live. Ho letto nei suoi occhi la felicità della nostra intima condivisione, non solo della musica ma anche dell’energia trasmessa. Finisce l’intensa esperienza a Bentonia con il grande e fiero Jimmi Duck Holmes.
Sicuramente sappiamo che non dobbiamo alloggiare a Jackson. Ci dirigiamo verso la bufera di pioggia della Highway 49 direzione McComb. Arriviamo la notte, stanchi e pieni di emozioni indimenticabili: cosa succederà ancora?
Dopo la notte di tempesta, partiamo sotto una pioggia mattutina leggera verso New Orleans. La strada comincia a prendere una forma diversa, spuntano alcune curve lungo il tragitto, quasi dimenticate ai nostri occhi, ponti lungo il fiume ed alberi sempre più folti che affogano le loro radici nell’acqua paludosa. Due ore di viaggio e arriviamo a destinazione: Nola. In attesa dell’alloggio, ci facciamo un giro nella bella Bywater, case di legno antiche e colorate, variopinte e curiosamente eccentriche. Si respira un aria giovanile, di una città sull’acqua, di un luogo particolare ricco di arte e di vita. Solito pit stop nei Record Store per il nostro digging quotidiano e passeggiata gustandoci finalmente il sole. Domani suonerò al famoso BJ’S Lounge di Bywater.

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2. New Orleans – Al BJ’S Lounge con Little Freddie King

Ultimo show del primo tour in America, iniziato con una marcia tradizionale di Beale Street a Memphis, la cittadina decadente Delta Blues di Clarksdale fino a scendere lungo tutto il percorso del Mississippi, fino New Orleans, luogo completamente differente, ricco di luce e vivace giovinezza. Alloggiamo nel bel quartiere di Bywater, a pochi passi dal BJ’s Lounge il locale nel quale suonerò questa sera.
Una lunga giornata dedicata ad infinite passeggiate per i quartieri di New Orleans, città affascinante e davvero movimentata, ci voleva proprio una boccata di aria fresca e di novità, dal paesaggio alle strade colorate da case eccentriche e simpatiche. La serata sarà dedicata al Block Party, il tanto atteso evento nel quale tutti i locali del quartiere fanno festa fino a tarda notte per poi aspettare il giorno seguente la parata di carnevale; già si intravedono i preparativi per la grande e famosa parata del French Quarter.
Apro le danze alle 19,00 al BJ’s, un club molto vissuto e famoso a New Orleans; si respira aria di rock ‘n’ roll al punto giusto da caricarmi per il mio ultimo live. Suono un’ora circa davanti ad un pubblico non molto numeroso (sono sempre più sorpreso della reazione del pubblico, sempre attento, curioso e soprattutto partecipe). La festa è appena cominciata. Il locale inizia a riempirsi durante la fine del mio show; chiudo una bellissima esperienza live e ci prepariamo al proseguimento della serata che sarà la più divertente del tour.
Posiamo la strumentazione nel backstage e conosciamo la leggenda del Blues di New Orleans, Mr. Little Freddie King, headliner della serata, in forma smagliante, con il resto della sua band onorata di condividere il prezioso momento insieme. Gentilissimo, carismatico e simpatico (il Blues Man ha 80 anni), passiamo un magico momento, condividendo storie, conoscenze ed esperienze toccanti. Little Freddie King è il cugino di Lightnin’ Hopkins, ha condiviso tour con John Lee Hooker e Bo Diddley, onorato maker del Blues Trail di New Orleans e Lousiana Hall of Fame. Una leggenda. Un onore poter vivere tutto questo. Ci scambiamo gli album e scattiamo qualche foto insieme.
Continua la serata con un trio garage rock ‘n’ roll molto accattivante, mi fa molto piacere sentire nuove sonorità e band che non sono solamente tradizionali. Cambio palco ed inizia Little Freddie King, un istituzione per New Orleans e per il BJ’s, il locale è tappezzato di foto e di poster del grande Blues Man della Lousiana. Un concerto strepitoso, tra country blues e boogie style, infuocando il BJ’s ormai sold out. Conosciamo molte persone e condividiamo il resto della serata con i ragazzi che ballavano con noi al ritmo di King.
Chiusura della serata con Quintron & The Miss Pussycats, band alternative electro rock che fa scatenare il pubblico con sonorità dance e punk. Era proprio questo quello che volevo vivere, un party diverso dai precedenti, vario e vivace. Fantastica ed ottima serata di chiusura di un tour davvero particolare ed indimenticabile.
L’ultimo giorno a New Orleans, aspettando il Carnival Party, torniamo al fornitissimo record store Euclide Records per l’ultimo acquisto di LP e per la vendita degli ultimi album rimasti del tour. Il proprietario è molto interessato al progetto e compra tutte le copie rimaste del tour! Passiamo il primo pomeriggio nei dintorni in attesa della parata lungo tutto il quartiere francese.
Carri colorati, vestiti sgargianti di ogni tipo e provenienza, di ogni età e libera espressione, bravissime street band, accompagnano il rispettivo carro al ritmo della festa. Le sfilate sono organizzate dai Carnival Krewe, coloro che sfilano in corteo lanciano sulla folla impazzita gadget della Krewe. La parata dura circa un paio di ore lungo tutta la strada illuminata dai carri. È un’occasione veramente speciale e folcloristica, nella quale la folla balla e gode di questo momento di festa, maschere e musica. Siamo rimasti troppo poco tempo a New Orleans, una città speciale. Ma il viaggio non è ancora finito.

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3. Un viaggio artistico e spirituale

Lasciata New Orleans, risalendo il Mississippi, decidiamo di virare verso le campagne di Greenwood, per salutare LA leggenda del blues: Robert Johnson, uno dei più grandi e influenti musicisti del ventesimo secolo. Lo avevamo già incontrato nel Crossroad di Clarksdale, il luogo nel quale vendette l’anima al Diavolo per il Blues. Fece parte della scena blues sorta nella zona del delta del Mississippi (Delta Blues) nei primi decenni del Novecento: la sua oscura biografia, scarsamente documentata e la sua morte misteriosa all’età di soli 27 anni, hanno contribuito notevolmente ad alimentare le fosche storie sulla sua figura già circolanti in vita.
Una piccola chiesa, immersa nella campagna, la Little Zion Church. Abbiamo poco tempo, il sole sta calando, inizia a piovere, il tempo di una foto e di lasciare un pensiero a Johnson.
E ci rimettiamo in viaggio verso Memphis.
6 ore di viaggio infinite lungo le Highways che hanno descritto il nostro percorso.
Un’esperienza non solo lungo la strada, artistica e spirituale, un viaggio nel più profondo ed abbandonato Sud che ci porta ad atmosfere che solo vivendole si possono capire.
Solo ora mi rendo conto di quanto sia crudo e reale il presente di questi luoghi, un vero e proprio viaggio antropologico lungo il Delta. L’evoluzione di uno stile, la storia, la decadenza, il fascino delle leggende che ancora oggi sono tutte da scoprire.
Si torna a casa.

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