MUSIC FRAMES #6

MUSIC FRAMES – Rubrica di Musica e Cinema a cura di Angelo D’Elia

 

Divertito autoritratto di un busker cinematografico

RUBRICAL’ultima volta, ci eravamo lasciati parlando del gradito ritorno in sala di Lars Von Trier col suo La Casa di Jack (che spero, nel frattempo, abbiate ampiamente recuperato), è quindi un piacere inatteso poter ritornare a parlare dell’uscita nelle sale italiane di un altro dei poeti maledetti della Settima Arte. Segno questo, forse, che le case di distribuzione stanno cominciando ad aprire occhi ed orecchie al grido di chi, come il sottoscritto – e suppongo anche voi, cari amici in ascolto – ha ancora interesse a godere dell’opera di questi artisti nella forma di fruizione che ha reso grande quest’arte: l’esperienza condivisa della sala cinematografica.

Ci ha pensato Mariposa Cinematografica a distribuire Alive In France, ultima fatica di Abel Ferrara, che uscirà in sala dal 19 al 22 maggio. Abbiamo assistito all’anteprima italiana (il film era già in concorso a Cannes, nella Quinzaine des Rèalisateurs, due anni fa), tenutasi al cineclub Apollo 11.

Abel Ferrara è sempre stato un uomo in cerca di redenzione. Il suo cinema ci ha sempre parlato di dipendenza, di violenza, di rimorso, di peccato, delle più basse pulsioni dell’animo umano. I suoi personaggi hanno in sé il germe di una malvagità biblica. Gangsters, poliziotti corrotti, laidi produttori, politici, tutti colti nel loro peggior momento di depravazione, dipendenti dalle droghe, dall’alcool, dal sesso. La loro è una ricerca quasi mistica di salvezza, di una redenzione nel migliore dei casi soltanto intravista, quasi sfiorata, ma mai pienamente raggiunta: le cattive scelte fatte durante il cammino, arrivano sempre a chiedere il conto. Tramite i suoi personaggi, Abel Ferrara ha sempre messo in scena se stesso.

Da qualche anno a questa parte, il regista sembra aver messo la testa a posto: si è ripulito, si è trasferito a Roma, ha sposato una bellissima giovane donna dalla quale ha avuto una figlia. Insomma, forse è riuscito a trovare la sua salvezza ed è per questo che in Alive in France riesce a mettersi in scena in maniera così serena e senza filtri. Il film documenta la sua tournèe in Francia, da Tolosa a Parigi, insieme alla sua band, composta dai sodali di una vita Paul Hipp e Joe Delia (autore delle colonne sonore dei suoi film più importanti). Vedremo questo sgangherato carrozzone rock n’roll suonare, provare, perdersi un batterista per strada perché finito nella ‘no flyng list’ e reclutarne un altro in fretta e furia, esibirsi in piccoli club e litigare con il pubblico. Soprattutto, vedremo Abel, quasi in ogni frame: il suo sorriso sdentato, i suoi modi bruschi, il suo sarcasmo tagliente, la sua andatura storta, la sua voce roca, mentre declama in maniera sgraziata ma ammaliante le sue canzoni. Quello che potrebbe apparire in prima battuta come un semplice backstage, un divertito autoritratto fatto di piccole istantanee, ad una più attenta analisi può fornire una chiave di lettura di tutto il suo cinema.

Nessuno, come Abel Ferrara, è mai riuscito a riprodurre cinematograficamente le pulsazioni della strada, i bassifondi malfamati della sua New York in maniera così efficace, da farti quasi avvertire fisicamente l’umidità ed il fetore. Il suo – come lui stesso dichiara – è un cinema del qui e dell’ora, girato sul posto, senza artifici. Lui fa, con la sua macchina da presa, quello che un busker fa usando voce e chitarra: Abel Ferrara è un busker cinematografico.
La sua anima da cantore della strada si palesa in quella che è la sequenza più divertente e a suo modo tenera del film. Ferrara irrompe nel cortile di una scuola di cinema parigina (con telecamera ed operatore al seguito, ovviamente) per fare volantinaggio per promuovere il suo concerto. I giovincelli non lo riconoscono. Lui si presenta, ma niente, anzi, i giovincelli si dimostrano infastiditi dall’essere ripresi da una videocamera. Lui lascia qualche volantino e se ne va, divertito ma anche un po’ infastidito. Appena fuori, incontra il suo chitarrista Paul Hipp, che accenna un pezzo con la chitarra. Di rimando, Abel tira fuori la sua armonica, chiude gli occhi, e comincia a suonare…

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