WOODY GARDEN #2

WOODY GARDEN – Rubrica d’Arte e Fumetti a cura di Marco Pacella

 

Scavare fossati – nutrire coccodrilli
Il museo ospita la prima grande antologica sul fumettista romano

RUBRICA – Strano pensare che appena 7 anni fa erano in pochi in Italia ad aver sentito nominare Zerocalcare. Ancor meno ovviamente quanti avessero letto le sue prime storie brevi sparse su fanzine autoprodotte e riviste di non facile reperibilità. Altri invece, soprattutto nel circuito dei centri sociali, si erano trovati di fronte ai suoi manifesti e alle illustrazioni per concerti, manifestazioni o cortei, sapendo di certo molto poco della mano che quelle immagini le stava producendo.

E allora fa un certo effetto – dopo diversi libri a fumetti, decine di riconoscimenti e migliaia di libri venduti in Italia e all’estero – vedere oggi il nome di Zerocalcare, al secolo Michele Rech, spuntare come protagonista di una grande mostra negli spazi romani del MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XX secolo.

Scavare fossati – nutrire coccodrilli, questo il titolo scelto per la mostra – curata da Giulia Ferracci – ospitata nelle sale del museo di via Guido Reni fino al 10 marzo 2019.
Un’esposizione anomala che, a nostro parere, mette in luce almeno tre (felici) contraddizioni.
La prima e più evidente è un certo riconoscimento tardivo che la nona arte – il fumetto, appunto – ottiene in un museo che sarebbe specificamente pensato per analizzare, studiare e sistematizzare le diverse e più fervide espressioni creative del contemporaneo. Tolti alcuni nomi illustri del fumetto nazionale, vedere il trentacinquenne Zerocalcare protagonista di questa antologica non è certo un elemento che passa inosservato.

La seconda “anomalia” viene proprio dal carattere stesso della mostra. L’ambizione – in gran parte riuscita – è stata infatti quella di restituire le più disparate esperienze dell’artista in un percorso volutamente antologico. È per questo che, accanto ovviamente alle tavole originali delle storie a fumetti, trovano posto fra le sale anche poster, taccuini di viaggio, manifesti, magliette, copertine di dischi e di libri: una costellazione di immagini e di contributi dispersi in mille rivoli, che presi per intero vanno a comporre quasi un ventennio di attività e, attraverso la sua arte, uno spaccato abbastanza controverso e credibile delle vicende politiche e sociali che hanno attraversato l’Italia nel nuovo millennio.

E poi il corto circuito finale, forse il più evidente. Perché Zerocalcare non ha mai fatto mistero della sua militanza attiva, del suo impegno politico nel senso migliore del termine – quello sociale – proprio negli anni in cui questa parola aveva perso il suo alto valore, piegata dai colpi di un generalizzato cinismo, della perfida dottrina del ‘sono tutti uguali’.
Quindi, per tornare alla mostra, colpisce che sulle candide e istituzionali pareti del MAXXI – in uno spazio allestito con un preciso sapore urban, fatto di lamiere ondulate e pannelli in compensato – trovino posto le immagini urlate delle locandine punk hardcore, le prese di posizione nette su quello spartiacque drammatico che è stato il G8 di Genova nel 2001, i recenti viaggi in terra curda, l’antagonismo (parola cara ai tg nazionali) di chi queste battaglie le ha vissute sulla propria pelle, e solo per questo è riuscito così bene a raccontarle.

Ma tranquilli, accanto a tutto ciò c’è anche l’ironia, il citazionismo, le tragicomiche avventure di uno dei cantori (suo malgrado, forse) di una generazione che sembra ancora alla ricerca delle parole giuste per raccontarsi. Bene così.

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