Folk/World Music

Sandro Joyeux

Sandro Joyeux

07 Novembre – Angelo Mai
Il ritorno in città del cantautore girovago

Un tempo, oltre un secolo fa, si chiamava “primitivismo”. Una necessità, sviluppata nelle arti, di mandare all’aria schemi, linguaggi e luoghi comuni occidentali per mettere in gioco un’altra prospettiva completamente diversa, attinta da lontano, sia in senso geografico che cronologico. Ormai, decenni dopo, dire che la contaminazione dei linguaggi è una delle cifre principali in tutte le forme d’arte, dalla pittura al cinema, dal teatro alla musica, è come ribadire l’ovvio. Eppure è sempre bello scoprire che queste contaminazioni possono avvenire in mille modi, in un senso e nell’altro.

Ecco a voi, dunque, Sandro Joyeux. Musicista girovago, madre francese e padre italiano, da alcuni anni catapultato in lungo e in largo fra l’Europa e l’Africa. Cosmopolita praticante, Joyeux parla e canta in diverse lingue, italiano e francese, ovviamente, ma anche alcuni dialetti africani. Sulle orme di quella che con la Mano Negra si sarebbe chiamata patchanka, Joyeux ha lanciato nel 2012 il suo primo album omonimo, impastando i linguaggi e le culture su composizioni che proprio dalla mescolanza sonora hanno preso la loro forza.

Una mezcla che non può che infondersi anche sui testi, segnati da un’attenzione viscerale per i cosiddetti ‘sud del mondo’, salvo scoprire poi che quei sud non sono poi così distanti, ma appartengono al vivere quotidiano nelle nostre stesse città. A questo ha risposto il nostro con l’Antischiavitour, decine di date fra le campagne d’Italia – dal Ghetto di Rignano in Puglia a Rosarno – segnate dal lavoro e dallo sfruttamento, dalla sofferenza e la speranza dei migranti del nuovo millennio.

Con lo stesso spirito insieme battagliero e malinconico, dopo decine di concerti in giro per la penisola, Joyeux si appresta a concludere il suo Elmando Tour tornando in un luogo che ammette essergli molto caro: sarà infatti l’Angelo Mai ad accogliere questo cantautore giramondo il prossimo 7 novembre. (Marco Pacella)

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