NOISE ROCK / POST HARDCORE

Shellac – (Foto di Nael Manuela Simonetti)

 

Il suono crudo della schiettezza

08 giugno 2017 – Monk (Circolo Arci)

LIVE REPORT – Puoi chiamarlo noise rock, post hardcore o, più semplicemente, come dicono loro stessi: rock minimalista. Di sicuro non è necessario scomodare il math rock, sigla fra non molto equiparabile a indie rock: per dirla in italiano, prezzemolo.

Giochi di genere a parte, gli Shellac dall’America alternativa, quella vera, minimalisti lo sono davvero, come arte povera che parla ai nervi, al cervello, al basso ventre. A distanza di poco più di un anno, ce li siamo ritrovati sul palco del Monk con una verve intatta così come l’attitudine a guardare in faccia ogni membro del pubblico presente. 
Un anno fa una strage d’ossigeno al Black Out, stracolmo, oggi al circolo Arci più grande di Roma, con al seguito ancora un esausto (ma masochista) stuolo di giovincelli ammaliati dall’idea dell’alternativo a tutti i costi, per poco più di un’ora al seguito di un’icona come Steve Albini, che oggi, con il suo gruppo, pratica ciò che ha sempre, sonoramente, professato.

Secchi, distaccati, non per questo non partecipi, anzi, unici nel coinvolgere senza filtri il pubblico. E il pubblico ha risposto, eccome se ha risposto: una lunga interruzione è stata concessa ad un dialogo serrato con una ragazza in sala. Un’estemporanea di pittura, un’impressione di altri tempi e un senso di accessibilità rispettosa che ha abbattuto ogni barriera fra ruoli predefiniti.

Dude Incredible è l’apice da citare, la sala è letteralmente esplosa, l’omonimo album (2014) è stato molto apprezzato, a quante pare. Qualcosa di selvaggiamente religioso STA nelle nenie di ferro di un trio che si aggrappa all’attitudine punk, in modo talmente consapevole da insistere fino a persistere, e nei messaggi e nelle raffiche reiterate e reiterate. Perché devono entrarti in testa. (S.H.R.)

 

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