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Slash featuring Myles Kennedy and The Conspirators

23 Giugno – Rock in Roma
Featuring Myles Kennedy and The Conspirators. Nel bene e nel male.

È uno Slash in grande spolvero quello che ci si aspetta di vedere martedì 23 giugno all’Ippodromo delle Capannelle. Le aspettative sono più che lecite non solo per l’evidente momento positivo del nostro, figlio di una situazione musicale stabile, ma anche per un evidente ottimo stato di forma fisica. Chi ha potuto assistere al concerto di Torino del novembre scorso, è testimone di uno Slash carico, pimpante, concentrato.

La premiata ditta che vede il chitarrista accompagnato da personalità illustri quali Myles Kennedy (anche Alter Bridge) and The Conspirators, ha sfornato 2 ottimi dischi, Apocalyptic Love (2012) e World On Fire (2014), che hanno sancito il ritorno di Saul Hudson alla sua essenza, da solo. Già, perché se preferite uno Slash più vicino all’attitudine da banda dei Guns N’ Roses e meglio che vi andiate a cercare quella perla nascosta che è Ain’t Life Grand (2000), con una formazione diversa da quella attuale ma, a detta dello stesso chitarrista americano, ‘poco professionale’, più attenta alle attrazioni di contorno. Ma che disco!

Lo Slash di oggi è, appunto, un musicista professionale a tutto tondo, formalmente perfetto, per chi scrive, anche troppo. La professionalità del gruppo che lo accompagna è indubbia, la qualità della resa è garantita. I riflettori sono tutti per Mr. Hudson, è comprensibile, ci piacerebbe vedere comunque un più ‘umano’ coinvolgimento di Kennedy. Il senso sta tutto nella dicitura: Slash, featuring Miles Kennedy and The Cospirators; quasi fossero 3 entità differenti. In un certo senso sembra essere così. Ad ogni modo, ai più va benissimo così, Kennedy rimane indubbiamente una voce di altissimo livello ma preparate soltanto i pollici, è il massimo che riceverete in cambio da lui.

Detto questo, è giusto specificare che si tratta di opinioni, dettagli, di fronte ad un fondamentale pezzo di Storia, rinvigorito, tirato a lucido e in grado di tirare fuori bombe soniche come 30 Years To Life o One Last Thrill, ed avere ancora la sfaggiataggine di propinarti 20 min di assolo di chitarra nel bel mezzo di una canzone (Rocket Queen) e renderlo credibile, sorprendentemente coinvolgente.

Inoltre, non mancano i ripescaggi dal passato e da quasi tutte le opere del nostro, Guns e Velvet Revolver compresi. A Kennedy, quindi, anche il merito di sostenere alla grande il confronto con le differenti voci registrate nella discografia di Slash, ma anche il merito di renderci chiaro perché Axl Rose è stata una voce davvero fuori dal normale: il mistero del perché in taluni casi solo delle conclamate ‘teste c?!#*’ possono raggiungere vette vietate ai più. (B.B.)

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