folk rock

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The Niro (dall’album 1969 del 2014)

10 Maggio – Lian Club 
Sulla riva del Tevere, col naso all’insù. L’artista romano ormeggia in città.

Un’energica performance a piazza San Giovanni per il concerto del Primo Maggio 2008; più di recente il palco del Teatro Ariston nella grande vetrina rappresentata da Sanremo 2014. Sono solo alcune delle tappe più importanti – e allo stesso tempo grandi eventi mediatici – a cui ha partecipato, chitarra alla mano, il cantautore e polistrumentista romano Davide Combusti (classe 1978), in arte The Niro.

Dopo il lungo tour con cui dallo scorso anno ha accompagnato l’uscita di 1969 (Universal), album che contiene l’omonimo brano presentato a Sanremo – un pezzo sognante e poetico che mette in musica lo stupore dell’approdo sulla Luna, osservata col naso all’insù – The Niro fa tappa nella sua città il prossimo 10 maggio, nella suggestiva location del Lian Club.

Con 1969 The Niro ha compiuto un’importante svolta nella sua carriera artistica. Che sia un lavoro di grande maturazione a livello compositivo è testimoniato da più parti, ma l’album ha segnato anche una virata comunicativa verso la lingua italiana, preferita per la prima volta all’inglese in tutte le tracce del disco.

In inglese, infatti, erano scritti e cantati i suoi brani precedenti, in una carriera iniziata (discograficamente) nel 2008 con l’EP An Ordinary Man, seguito nello stesso anno dall’album d’esordio, The Niro. L’autore si è fatto presto conoscere per un approccio compositivo che innesta melodie accattivanti a un sostrato più rock che guarda al meglio della scena britannica, ma con le orecchie piene dell’indimenticata lezione di Jeff Buckley.

Decine e decine di concerti in Italia e all’estero, un secondo album altrettanto riuscito (Best Wishes, Universal 2010) e alcune collaborazioni cinematografiche (tra cui nel 2013 la colonna sonora per il film Mr. America di Leonardo Ferrari Carissimi) hanno portato negli anni The Niro a raggiungere una posizione di tutto rispetto nel panorama musicale italiano, grazie a una scrittura originale che fa del pop rock un terreno ancora fertile e accattivante, oltre gli stereotipi di genere. (Marco Pacella)

 

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