HEAVY METAL

Tygers of Pan Tang

Tygers of Pan Tang – (Foto di Giovanni Marotta)

 

Finché non dico il titolo della canzone posso dire quel che cazzo mi pare

30 marzo 2017 – Traffic

LIVE REPORT – Mi sono sempre chiesto cosa spingesse artisti come Steve Morse o Bernie Shaw a prendere un impegno serio quanto gravoso, entrando a far parte di band (rispettivamente Deep Purple e Uriah Heep, ma la lista potrebbe essere più lunga) storiche, con tanti anni di attività sul groppone e un futuro che era tutto una scommessa. Voglio dire: ma chi te lo fa fare? Con certezze economiche tutte da dimostrare e il peso di una tradizione e di ruoli già sublimati da altri che ti hanno preceduto… perché lo fai, benedetto ragazzo?

Nel caso dei Tygers of Pan Tang il discorso diventa ancor più scosceso, che di sicuro parlare di soldoni può essere imbarazzante. La risposta è unica e inequivocabile. È la passione, baby, tanto più quando il tempo comincia a darti ragione. Cosa spinge uomini come Robb Weir a insistere testardamente sgomitando fra le migliaia di giovani artisti per garantire anche solo una boccata di ossigeno alla propria creatura? Soprattutto, cosa ha spinto Jacopo Meille a scommettere su una creatura apparentemente appisolata, cosa gli ha fatto credere che le fosse ancora possibile graffiare? È la passione, baby.

Tanto di cappello a Jacopo e Robb. Oggi il gruppo inglese gode di una freschezza e di una vivacità impensabili e il merito è prima di tutto loro. Da almeno 3 dischi, tutti con Meille alla voce, la NWOBHM rivive fasti antichi con un vigore tutto moderno. L’ultimo, frizzante omonimo album dell’anno passato è la vetta di un percorso puro, cristallino come il metal da gold era rifiorito anche e soprattutto sul palco. Nella cornice di un’ottima acustica fornita dal Traffic, non una incertezza, r’n’r a tutto spiano prodotto da un gruppo quadrato, puntuale, forse un po’ canonico nella parte solistica, ma questo particolare e le – poche, in verità – sensazioni di deja-vu, inevitabili per chi suona ‘classic’, vengono letteralmente tritate dalla padronanza di Meille e l’inventiva artigianale (quindi più durevole ed efficace) di Weir.

L’ultimo nato in casa ha giocato la parte del… la tigre, con tanti estratti, tra cui val la pena citare l’anthem da ‘botta di vita’ Only the Brave, l’accattivante singolo Glad Rags, troppo facile perché dannatamente, perfettamente facile, Never Give In annunciata come nuovo singolo in uscita e l’altrettanto convincente The Devil You Know.
Che bello sentirsi stupidi e stupirsi della italianità, orgogliosi anche più della norma per un ruolo conquistato e interpretato alla grande dal ‘nostro’ Jacopo, l’intensità della sua performance ha ricomposto tutto il puzzle ricordandoci quanto il bel canto sia ancora importante in alcuni ambiti, il metal su molti.

Gangland, Hellbound, Love Potion #9 – cover dei The Clover – saldano il conto con il passato affermando la legittimità di Meille, che si diverte su tutti e giocando di confidenza col pubblico tira fuori la chicca della serata, come titolo dell’articolo rivela: come concepire una massima rock ‘n’ roll in 2 secondi netti.
E tutti a casa, carichi carichi, tanto che il giorno dopo, in un eccesso di slancio e nel tentativo di rinverdire la sensazione di cavalcata malesiana provata il giorno prima, il sottoscritto si è ridestato a cavalcioni del suo gatto. Che non ha; ma questa è un’altra storia. (SEO)

 

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