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Watermelon Slim

29 Maggio – Monk Club 
Figure d’altri tempi: 1 Vero bluesman al Mojo Station.

Per la seconda serata del Mojo Station Blues Festival al Monk Club, bisogna fissare le coordinate geografiche e temporali direttamente dalle parti del delta del Mississippi, quando i primi poveri e stanchi contadini e raccoglitori di cotone, cresciuti a pane e gospel, imbracciavano una chitarra e se ne andavano in giro per il paese in cerca di fortuna. Si diceva che, un vero uomo di blues, dovesse avere con sé una chitarra, un’armonica, una cravatta dello stato del Mississippi ed una pistola (erano tempi duri) ma, soprattutto, un adeguato chilometraggio.

Bill Homans, in arte Watermelon Slim, di chilometri nella sua vita ne ha macinati abbastanza. Il vecchio Slim ha vissuto in prima persona gli orrori della guerra (è stato reduce del Vietnam ed esponente di spicco del movimento per i diritti civili), ha guidato camion in giro per gli Stati Uniti, raccogliendo storie e testimonianze di povertà e dolore, ha inciso dischi (il primo dei quali, Marry Airbrakers, è datato 1973) e diviso il palco con vere leggende del calibro di John Lee Hooker, Robert Cray e Champion Jack Dupree.

Il suo stile è mutuato direttamente dai padri fondatori del genere, l’essenza di quello che è generalmente definito come delta blues. Si esibisce generalmente da solo (a parte la breve parentesi con i Workers), con la sua chitarra dobro adagiata comodamente sulle ginocchia, suonata rigorosamente con lo slide. Il suo stile bottleneck non ricorda quello raffinato e pulito di Robert Johnson, ma è figlio piuttosto del sound ruvido ed ipnotico di Son House e Bukka White (anche lui usava suonare la chitarra sulle ginocchia). Si accompagna con l’armonica, prediligendo il ritmo alla tecnica, il suo stile vocale è gospel puro.

Un approccio alla materia rigoroso e filologico quindi, che fa di Watermelon Slim una figura davvero d’altri tempi. Venerdì 29 Maggio, il vecchio Slim, grazie a Mojo Station, farà tappa qui a Roma, e sarà una delle rare occasioni di vedere in azione uno dei pochi Veri bluesman rimasti in circolazione. (Angelo D’Elia)

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