PSYCH FOLK / BLUES
Belly Hole Freak (Foto di Paolo Zahami)
di Angelo D’Elia
L’ultima volta che abbiamo parlato di Belly Hole Freak su queste pagine, lo definivo “il demone sotto la pelle”, colui che trova il tuo nervo scoperto e con furia scava a fondo fino a sradicarne la radice, qualcosa che colpisce nel profondo. Anche in questo caso si tratta di andare in profondità, ma questa volta, dentro se stessi. Per farlo deve mutare forma, così Chants of Blood è il disco in cui BHF si trasforma in Belly Woodpecker, un picchio gentile, animale carico di simbologie.
Il picchio, diceva Carl Jung, simboleggia il ritorno al grembo della creatività: la casa che si scava nel grembo di quell’albero sicuro e così ben radicato nella terra, esprime la ferrea volontà di preservare ciò che più ci è sacro. Ed è di questo che parla il lavoro in questione.
Il cambio (momentaneo?) d’identità corrisponde anche ad un cambio radicale di stile. Lo sporco e polveroso raw blues a cui ci aveva abituati in passato si spoglia di ogni forma di elettricità, si mitiga e trascende in un folk dilatato e sognante, a tratti minimale, sempre con le radici profondamente radicate nel blues. Qualcosa a metà tra le fughe strumentali di John Fahey e gli esperimenti più psichedelici di Ben Chasny e dei suoi Six Organs of Admittance. Un mood generale già espresso appieno nella traccia d’apertura, la suite di 14 minuti Ocean Mother/Behind the Whispers, un lungo flusso di coscienza in cui tra suoni ambientali (che saranno una costante in tutto il disco), loop, improvvise aperture melodiche e la voce del nostro, mai così pulita, sussurrata e straziante, veniamo lentamente trasportati “altrove”. Questi 14 minuti sono la porta d’ingresso, il banco di prova, se riuscite a farvi trasportare, in quell’altrove vorrete rimanerci fino alla fine e ricominciare da capo, tra squarci di calma bucolica e momenti di spettrale inquietudine (Upside Down), fino a quello che è il centro emotivo del disco, la lunga ballata in crescendo A Wild Seed for Anna, di una bellezza davvero mozzafiato.
Questo potrebbe non essere un viaggio adatto a tutti, è lungo (16 brani) e tormentato, ma consiglio tuttavia a chiunque di dare una possibilità a Chants of Blood, se riuscite semplicemente a chiudere gli occhi e farvi trasportare, viaggerete per luoghi in cui magari avevate timore di ritornare, ne uscirete emotivamente esausti, ma ne sarà decisamente valsa la pena. Un disco davvero meraviglioso, se non fosse abbastanza chiaro.
Belly Hole Freak aka Belly Woodpecker – “Chants of Blood”
(Autoprodotto, 2021)
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