Intervista
Vikowski
Intervista ad un romano di adozione
Eccoci qua, io che intervisto Vincenzo Coppeta, in arte Vikowski, è un bel dejà vu. Da quando ci siamo conosciuti, circa 7 anni fa, è passata molta acqua sotto i ponti e sono cambiate un sacco di cose.
Partiamo subito da una domanda difficile: quanta acqua è passata sotto il ponte di Vikowski? Cosa è cambiato nella vita da allora?
Tanta, tanta acqua! Son cambiate davvero tante cose: la band in cui suonavo a quei tempi si è sciolta, il che mi ha portato in primis ad un periodo di pausa dalla musica. Poi vari cambiamenti nella mia vita personale, mi son dovuto trasferire un paio di volte in città nuove sradicandomi da abitudini e amici e riambientandomi. Tutti eventi che però mi hanno poi portato a “diventare” Vikowski e a scrivere questo mio primo disco. Quindi son contento di come è andata.
Come è stato concepito Vikowski? Cioè, sappiamo entrambi che non è stata la cicogna; è nato da solo per gemmazione? O è frutto di un’orgia di idee ed esigenze personali? O, semplicemente, è sempre esistito e aspettava solo di venire alla luce?
Ti direi è sempre esistito ed aspettava di venire alla luce. Nel senso che sento che la musica che faccio in questo momento della mia vita è il risultato di anni passati a fare musica diversa e sotto altri nomi, di un processo di maturazione artistica che son certo non si fermerà e chissà dove mi porterà.
Quando ci siamo conosciuti, tu eri il frontman dei Crowding Out Effect. Quanto conta quell’esperienza per te? Cosa hai portato nel tuo progetto solista da quell’esperienza?
I COE contano tantissimo per me, umanamente e artisticamente. Insieme siamo riusciti a suonare davvero molto in giro, anche fuori dai confini nazionali, il che mi ha dato moltissimo sia in termini di esperienze di vita che di stimoli artistici, ma anche di mera “pratica”, solcando palchi vari in situazioni diverse con audience diverse.
Beyond the skyline è il nome del tuo ultimo album: vorremmo sapere cosa si cela dietro il disco (non vale rispondere “il retrocopertina”) e cosa significa per te Beyond the Skyline?
Beyond the skyline è sicuramente il mio ultimo album ma è anche e soprattutto il mio primo album, di sempre. Rappresenta quindi per me un gran traguardo, desiderato e voluto per anni. Se ci sono arrivato è perché non mi sono mai fermato e ho sempre guardato “oltre” gli ostacoli.
Come è stato lavorare con Fabio Grande? Quanto ha influito la sua collaborazione in Beyond?
È stata una bellissima esperienza. Fabio è un gran musicista e produttore. Ha subito capito cosa volevo esprimere, che sonorità volevo raggiungere e insieme si è creata una sinergia magica. Beyond the Skyline non sarebbe mai potuto essere così senza di lui.
Di solito, alla fine, si fa sempre la solita domanda, “Cosa ci riserva il futuro, ecc…”. Personalmente, la trovo molto noiosa, quindi opterò per una versione à la Gigi Marzullo: dove vuoi andare? Cosa vorresti fare? Quali sono i tuoi obiettivi?
Suonare il più possibile in quanti più posti possibile, portando live BTS! Dall’uscita del disco ho già fatto 30 date in giro per l’Europa e molte altre sono in programma. Qualche nuova idea intanto frulla per la testa, ma per ora massima concentrazione sul tour.
(Intervista a cura di Simone Vinci)