FOLK / ROCK
Black Tail
Fuori dalla selva oscura, fra le stelle
di Marco Pacella
RECENSIONE – A due anni di distanza dal disco d’esordio, Springtime (MiaCameretta Records, 2015), i Black Tail proseguono la loro ricerca musicale rilasciando One Day We Drove Out of Town (MiaCameretta / Lady Sometimes), un disco maturo e completo, segno evidente della crescita artistica del duo laziale.
Fanno bene Cristiano Pizzuti e Roberto Bonfanti – rispettivamente voce/chitarre e batteria dei Black Tail – a ribadire la nascita del progetto nei boschi fuori dalla città di Boston, perché in questa semplice annotazione ci sono almeno un paio elementi di interesse che si ritrovano a pieno nell’album.
C’è l’America, innanzitutto, un’America dimessa, fieramente provinciale – più silenziosa che frenetica, molto più Edward Hopper che Jackson Pollock, a voler tentare un salto nel linguaggio pittorico. Ma, fuor di metafora, è l’America musicale quella che si impone all’ascolto dei Black Tail: Pavement e Sparklehorse, Wilco e (sopra tutti) Elliott Smith. Questi i nomi che si rincorrono giustamente nel pedigree della band, indice di una pesca fruttuosa nei territori del miglior folk-rock USA al tramonto del passato millennio.
Tutto giusto, ma queste fonti – pur evidenti – non ingabbiano i Black Tail in una mera riproduzione del già sentito, e questo è certamente un merito. La band riporta in patria quell’attitudine, innestandola in un discorso personale di maggior cifra solare, intimo come sa esserlo bene questo songwriting asciutto e sognante.
C’è poi l’elemento boschivo. E qui certo occorre un po’ di immaginazione per rivedere umide foreste secolari nel paesaggio pianeggiante dell’agro pontino, territorio da cui provengono i nostri. Ma la selva dantesca, non più oscura, è più un humus ribollente, mentre fra i rami lascia scorgere ampi brani di cielo stellato. Il cielo che compare, stilizzato e freddo, nella copertina stessa dell’album.
E allora, fra i 9 pezzi in scaletta, occorre segnalarne almeno alcuni che restituiscono l’atmosfera che abbiamo tentato di ricostruire: si entra subito nel vivo, infatti, con Sleepy Volcano, brano di apertura dalle ritmiche cangianti che ben si adatta a dare il via all’ascolto. Ma è con Spider – Galaxy (giustamente scelto come singolo e accompagnato dal bel video composto dai collage surreali dello stesso Pizzuti) che si compie il salto. Dalla terra nuda e umbratile del sottobosco si salta senza soluzione di continuità all’immensità della galassia, fra chitarre iperpresenti e ariosi intermezzi strumentali. Da qui in poi tutto è in discesa, gli ingredienti sono dati e si scorre leggeri fra poetiche ballad quasi sussurrate (A Fox) e brani dall’impianto più propriamente rock (Wild Creatures). Un discorso ben a fuoco, dunque, quello di One Day We Drove Out of Town. Un discorso coerente con le fonti, sì, ma pronto a miscelarle e farne un buon tappeto per il panorama presente.
Black Tail – One Day We Drove Out of Town
(MiaCameretta Records / Lady Sometimes Records, 2017)