BLUES / ROCK


Matteo Senese aka Bonny Jack (foto di Gerry Gisolfi)

 

Dark Was The Night, Cold Was The Ground

 

di Angelo D’Elia

La Bloos Records continua a sfornare pubblicazioni di qualità con cadenza davvero sorprendente e questa volta siamo ben lieti di occuparci di quello che è un ritorno davvero gradito su queste pagine. Lo avevamo lasciato con il vento in poppa a veleggiare verso il tramonto, il capitan Bonny Jack, a navigare in solitaria sulle solidissime basi di un disco d’esordio davvero degno di nota, che faceva della sua natura prettamente home made un punto di forza, con un controllo sui suoni e sugli arrangiamenti che rendevano il lavoro qualcosa di più di un ‘semplice’ disco di rock/blues.

Si continua senz’altro in questa direzione con questo Night Lore Blues, secondo lavoro di Matteo Senese che porta a maturazione completa le ottime intuizioni del precedente Bone River Blues, eliminando alcune piccole ingenuità in virtù di un sound generalmente più pacato ed oscuro, ma sicuramente più personale. Già, oscuro si diceva, e che le tinte siano più fosche lo si può già intuire dallo splendido artwork che campeggia in copertina, in cui vediamo alcune figure misteriose che si avvicendano in una notte di luna piena. Queste figure, altro non sono che alcuni dei personaggi raccontati nel disco (l’Impiccato, Jack lo Squartatore, ecc…), che è una vera e propria raccolta di leggende, murder ballads, storie da raccontare di notte stretti attorno al fuoco, una galleria di personaggi del (folk)Lore che rendono il disco una specie di suggestivo concept album, anche se non c’è un vero e proprio filo conduttore narrativo (e per fortuna, aggiungerei).

Se si pesca a piene mani dal folklore quindi, va da sé che le influenze puramente folk si affaccino in maniera molto più evidente che in passato. In questo lavoro le chitarre elettriche vengono tenute a bada, usate come morbido ed ammaliante accompagnamento come in Walking With The Devil, oppure suonate con lo slide (tecnica in cui Senese sta diventando sempre più abile), comunque sempre utilizzate per creare un’atmosfera piuttosto che per ricercare il numero ad effetto (e nel disco precedente a volte c’era questa tendenza). Largo spazio quindi ad acustiche e banjo, strumenti che sì, richiamano la tradizione, ma che se utilizzati con il consueto gusto per la melodia ed il piglio energico che hanno da sempre caratterizzato il Nostro, che in fatto di suoni ha sempre avuto le idee ben chiare, ecco che un blues abbastanza classico come Dr.Jenny & Mr. Gail diventa una cavalcata notturna dal ritmo ciondolante ed ipnotico ed una ballata contry folk come Swamp Girl ci getta fino al collo nelle acque limacciose della palude. Da menzionare assolutamente poi The Wayfaring Soul, vero centro nevralgico dell’opera, ballad ascendente che si fregia della collaborazione di Black Snake Moan al sitar elettrico, che dà al tutto un tono mistico, da psichedelia introspettiva, che restituisce appieno il senso di viaggio interiore che il pezzo vuole trasmettere.

Un disco dalle atmosfere crepuscolari, ma assolutamente non oscuro, reso accogliente da un infinità di piccoli dettagli, di piccoli inserti strumentali piazzati esattamente al punto giusto, di cui vi accorgerete dopo i reiterati ascolti che un lavoro del genere merita senza alcuna riserva. La nave di capitan Bonny Jack transita ora per acque più scure e tempestose, ma non c’è bonaccia che possa arrestare il suo viaggio.

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