ROCK

L’eterno sabba del grunge


di Federico Ciampi

Come si risponde ad una citazione filosofica? Con un’altra, chiaro. Da Platone a Nietzsche, il ‘daimon’ dei Daimon D. porta a delle sonorità familiari, che non si distaccano dalla comfort zone che tanto piace a chi ha vissuto (in diretta o, come me, a posteriori) la stagione del grunge.

Il secondo lavoro della band romana, uscito lo scorso 11 dicembre, è fortemente debitore dei suoni e degli approcci compositivi tipici dei secondi ’90, Smashing Pumpkins su tutti. E proprio la band di Chicago deve essere tenuta bene a mente come riferimento per questo disco, perché le citazioni abbondano, dagli incroci di chitarre (che ricordano molto quelli del duo Iha/Corgan), alla voce di Axel. Non che sia un male, intendiamoci, i ragazzi hanno eccellente tecnica e un ottimo approccio compositivo, nonché un raffinato gusto nella composizione melodica (sfido chiunque a non essere coinvolto dal singalong di Unfold), ma il meglio di sé i cinque lo danno quando provano ad appesantire il sound, come nell’ottima What Is Real, dove l’alternanza leggero-melodico/forte-cattivo si fa particolarmente riuscita, o nell’oppressiva e lunare Vampires, senza mai perdere di vista l’agiografia della Windy City che, come anticipato, si fa spazio in ciascuno degli 11 brani.

Ecco, quello che sembra essere il punto di forza della band, forse risulta anche quello più instabile; alle volte il citazionismo prende un po’troppo il sopravvento, facendo tendere alla sospensione il giudizio finale. Le capacità sono davvero innegabili, i cinque si intendono alla perfezione, ma… manca ancora un passetto. Più personalità, più coraggio, che musicisti del genere non avranno alcun problema a trovare, specie quando questi benedetti live torneranno a farci stare in presenza.

Di sorprese, in effetti, i Daimon D sono perfettamente capaci; basta guardare la copertina, che ricorda più un lavoro dei Moonspell, con quella luna piena quasi invitante ad un sabba demoniaco, o meglio, ‘daimoniaco’; chissà cosa ci riserverà il futuro. La sensazione, in ogni caso, è che il quintetto romano abbia davvero tantissimo potenziale da esprimere. Nel frattempo, dategli un ascolto e supportate questi ragazzi; lo meritano e solo con un incoraggiamento e un sostegno ulteriore da parte nostra (dove per ‘nostra’ intendesi noi fan di quella perla magnifica ed oscura chiamata rock) potranno trovare una strada sempre più personale.

Daimon D. – “The Eye Of The Storm”
(Beta Produzioni, 2021)

Ascolto obbligato: “What Is Real”

 

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