ELETTRONICA / ROCK


Marco Rovinelli


Il duo romano ha esordito con “Systolic and Diastolic”

“Potente e contemporaneo, aperto all’improvvisazione, coinvolgente e ascoltabile anche in una pista da discoteca”. Parola di Marco Rovinelli

 

di Federico Ciampi

INTERVISTA – Negli anni ‘70 lo avrebbero chiamato ‘divertissement’, ma “Systolic and Diastolic”, album di esordio dei Fischer Boom, al secolo Pierpaolo Ranieri al basso e Marco Rovinelli alla batteria, è molto di più. Dopo moltissime collaborazioni come session-men, sia come singoli che insieme, il duo ha deciso di esplorare le potenzialità espressive e ritmiche del binomio basso/batteria, creando un interessantissimo lavoro strumentale che abbraccia diversi generi in modo eclettico, giocando su loops e poliritmie. Uscito lo scorso novembre, li abbiamo raggiunti (purtroppo telematicamente e non di persona), per scoprire cosa c’è dietro un lavoro di questo tipo in un periodo particolarmente complicato per tutta l’arte in generale e in particolare per quella che prevede un contatto dal vivo con le persone. A risponderci è Marco Rovinelli.

È un disco che riflette gli umori delle vostre mille collaborazioni, risultando al contempo straordinariamente omogeneo. Come è avvenuto il processo creativo che ha portato alla sua realizzazione?
Siamo entrambi attrezzati per registrare autonomamente a casa da diversi anni. Avevamo in mente di fare un progetto in questa direzione e io ho iniziato a suonare dei brevi loop di batteria, Pierpaolo ha creato sopra delle linee di basso e delle armonie. In seguito abbiamo ampliato le strutture, aggiunto suoni ed elettronica, così le canzoni hanno preso forma. Poi abbiamo risuonato tutto, o quasi…

Le tracce sono state realizzate in piena pandemia: quanto ha influito in fase di registrazione il periodo particolarmente complicato che stiamo vivendo?
In realtà il disco era pronto già da tempo, ma poi le tempistiche di uscita di altri progetti e la realizzazione dei video hanno ritardato la pubblicazione. Anche la pandemia sicuramente in una prima fase ci ha fatto riflettere se fosse il caso di uscire o no.

Il lavoro, pur essendo fruibile all’ascolto, è molto stratificato e complesso. Ci dareste qualche dettaglio in più sulla strumentazione utilizzata?
Essenzialmente è un disco di basso e batteria ed entrambi siamo innamorati di strumenti vecchi o particolari, per cui ci siamo sbizzarriti nello sceglierli per i vari brani. Pierpaolo inoltre ha un suo set di batterie elettroniche e synth analogici molto compatti coi quali ha creato loop e suoni vari. Io invece ho aggiunto i miei suoni armonici e ritmici semplicemente suonando una tastiera midi con protools e poi ho anche aggiunto delle linee melodiche con la voce.

Pierpaolo Ranieri


Alcuni pezzi, come struttura e concetto, mi ricordano alcuni brani da solista di Stewart Copeland, e devo togliermi una curiosità: li vedrei meravigliosamente come colonna sonora di un videogioco. È una possibilità che contemplereste?
Assolutamente sì. Molto spesso i brani ci ricordano delle scene di film o ci ispirano situazioni di vita reale, per cui ci piacerebbe molto se fossero utilizzati come colonna sonora di qualsiasi forma d’arte visiva, film, fiction, opere d’arte e certo anche videogiochi.

Non potendo partire subito con i live, c’è altro che bolle nella pentola dei Fischer Boom, o di voi come session-men?
Progetti come questi sicuramente hanno bisogno di essere presentati e diffusi dal vivo, anche perché nel nostro caso le strutture dei brani si ampliano molto durante i concerti, dove lasciamo molto spazio all’improvvisazione e alla creazione di situazioni sempre nuove sul momento. Stiamo quindi cercando di organizzare dei mini concerti in streaming per far conoscere il progetto e avere del materiale promozionale. Inoltre ci sono delle idee per nuovi brani, collaborazioni, remix. Come session-man invece per fortuna non ci siamo mai fermati. In questo periodo principalmente si lavora in studio di registrazione e sono in uscita vari dischi per artisti, colonne sonore o librerie di suoni e loop.

Spiegateci perché e in cosa “Systolic and Diastolic” non è ‘solo’ un vostro sfogo personale rispetto alle innumerevoli, eccellenti collaborazioni disseminate sul vostro percorso artistico.
E vero: siamo fortunati a suonare in diversi progetti di musica interessante e con musicisti bravissimi. Pier ha già pubblicato un bellissimo disco a suo nome, invece questo è il primo progetto dove io intervengo anche a livello compositivo. Sinceramente il duo Fischer Boom non è nato dall’esigenza di esprimerci di più, ma perché volevamo creare musica con delle caratteristiche ben precise, cioè basata su un groove potente e contemporaneo, che fosse aperta all’improvvisazione e all’interplay, ma che risultasse coinvolgente e ascoltabile anche in una pista da discoteca. In questo senso siamo molto soddisfatti.

Per voi è importante avere un buon seguito di base a Roma? Perché?
Questo duo nasce a Roma ma, a parte una piccola esibizione promozionale, non ha ancora suonato dal vivo, per cui non abbiamo un ‘seguito romano’. Per noi questo progetto ha un respiro veramente internazionale e lo consideriamo adatto a molti tipi di pubblico, non solo a chi ascolta jazz o musica strumentale. Speriamo quindi di suonare ovunque e di essere apprezzati dal più ampio pubblico possibile, per ora anche solo attraverso la rete.

Nel caso decideste di aggiungere un vocalist, quali indispensabili caratteristiche dovrebbe avere?
I brani sono nati strumentali, ma alcuni ci ispirano delle linee melodiche, per cui ci sono idee per farli cantare. In questo caso la voce dovrebbe essere semplicemente adatta al brano specifico e per ora ci viene in mente una vocalità alla Thom Yorke. Se invece parliamo di un guest vocalist dal vivo, allora sicuramente dovrebbe anche avere la capacità di utilizzare la voce per interagire ed improvvisare con noi e per fortuna conosciamo persone che sarebbero perfette in questo ruolo.

Qual è la definizione più bizzarra che è stata data al vostro disco?
Per ora non abbiamo letto definizioni strane e in generale siamo molto soddisfatti: nelle recensioni o interviste emergono rappresentazioni di Fischer Boom che testimoniano come il messaggio che volevamo trasmettere sia stato ben recepito e abbia comunque convinto gli ascoltatori ad intraprendere un viaggio musicale con noi.

***

 

Pin It on Pinterest

Share This