Progressive / Psychedelic Rock
Franck Carducci
Una serata magica, disegnata con classe e ricercatezza
09 Febbraio – L’Asino che Vola
LIVE REPORT – Lo scorso 9 febbraio un’atmosfera famigliare ha pervaso L’Asino che Vola, grazie all’ideatore e curatore dell’evento Eugenio Stefanizzi, alla ricettività della direzione artistica del locale (nella persona di Igor La Fontana) e della tour manager di Franck Carducci, Marina Montobbio (Lady Prog, come è stata definita). Grazie anche ad un pubblico attento che non si è lasciato sfuggire l’occasione di vedere Carducci per la prima volta in concerto a Roma.
Ad aprire la serata, una delle formazioni più interessanti del panorama progressive nostrano, i romani La Fabbrica dell’Assoluto. Il loro primo lavoro, 1984: L’ultimo uomo d’Europa, concept album ispirato al celebre romanzo di George Orwell, è sicuramente il disco più interessante tra quelli che in questi anni si muovono nella direzione di recupero del prog italiano. Considerando la scarsa attenzione rivolta dal mercato discografico mainstream al genere, il seguito riscontrato da questi giovani ragazzi è sbalorditivo. Non si parla di grandi numeri, ovviamente, ma di un pubblico estremamente critico: per questo il loro successo assume ancora più valore.
Come da tradizione, questi operai musicali si sono presentati sul palco con la classica tuta blu e, come ogni volta, il pensiero è corso a Lulù (Gian Maria Volontè) de La classe operaia va in paradiso. Definirli tali è quanto mai coerente con il loro approccio alla musica: pur restando fedeli alla tradizione prog più classica, le costanti sperimentazioni rendono ogni live ancor più entusiasmante.
Tra i momenti più interessanti, non può non essere menzionata l’epica e psichedelica O’Brian, con la quale emergono chiaramente le notevoli qualità tecniche dei musicisti. Nonostante qualche problema tecnico, per quasi un’ora La Fabbrica ha rapito completamente gli astanti, portandoli magicamente indietro di oltre 40 anni e facendo rivivere i tempi d’oro del progressive italiano.
Dopo il gustoso antipasto, han fatto il loro ingresso Franck Carducci e i suoi soci. L’animo eclettico dell’artista si è percepito da subito, essendosi presentato al pubblico con un bizzarro cappello pieno di led luminosi, picchiettando le corde del suo basso.
Il poliedrico musicista, che vanta amicizie preziose con artisti del calibro di Steve Hackett e Peter Gabriel (con tanto di foto sul suo profilo facebook scattata dall’Arcangelo in persona…!), non ha tradito le aspettative. Forte di un’intensa attività live che lo ha portato in giro per tutta Europa, insieme ai suoi ottimi musicisti ha dimostrato di tenere il palco con una maestria da veterano. Tutto questo trasudato da ogni singola nota; il pubblico lo ha avvertito, divertendosi tanto quanto la band sul palco.
Tra gli spettatori anche il Maestro Simonetti (Goblin), che ha seguito con estremo interesse l’intera esibizione. Per tutti gli amanti di quel particolare periodo musicale non poteva essere altrimenti: Carducci tesse le trame di ogni composizione intrecciandole con continui riferimenti a nomi come Genesis, il primo Gabriel solista, Pink Floyd, Rush, Black Sabbath, Led Zeppelin e tutte quelle formazioni che hanno reso il sound seventies magico ed immortale. I dialoghi tra le due chitarre sono tra i momenti in cui dal vivo questi riferimenti diventano ancor più espliciti, dando vita a simpatici duelli che sfogano in riff senza tempo. Uno stile basato sulla classicità, quindi, ma reso senza dubbio in maniera credibile e appassionata.
Prima che la serata giungesse al termine, c’è stato spazio anche per il rock blues più classico di Alice’s Eerie Dream: indossato il cappello da Cappellaio Matto, Franck ha attaccato con la sua personale rivisitazione della povera Alice che si perde nel Paese delle Meraviglie e viene rapita dalla Regina di Cuori. E il tempo è trascorso senza che ce ne rendessimo conto, tra tappeti prog, incursioni hard rock e pennellate multicolori psichedeliche. Il finale, una vera e propria festa. Franck ha prima invitato La Fabbrica dell’Assoluto a tornare sul palco per una jam al fulmicotone, poi tutto il pubblico ad avvicinarsi per bere qualcosa insieme e conoscersi meglio. (F.DiG.)