FOLK / MONOBANDA
Gipsy Rufina (foto di Giovanni Marotta)
On the road again
di Angelo D’Elia
Proseguiamo inarrestabili il viaggio che ha come unica e possibile destinazione finale il weekend tra il 21 ed il 23 marzo, i 3 giorni in cui prenderà vita l’ottava edizione del festival di Invasione Monobanda, quest’anno in versione bigger, longer & louder. Tra le novità di quest’anno infatti, nella consueta apertura del venerdì che vede da sempre protagonista DischixFiaschi, ormai storica sede di Dead Music Roma, si aggiunge la nuova location di Underdogtattoo, vicini di casa e di spirito, dove la giornata si andrà a chiudere con la presentazione dell’ultima fatica discografica di un altro dei grandi decani dell’universo one man band (ed in questo caso ascriverlo alla sola scena romana sarebbe quanto mai riduttivo), Gipsy Rufina.
Non a caso la parola “viaggio” è saltata immediatamente fuori, in maniera quasi istintiva, poiché fondamentale per capire il mondo e l’immaginario di un artista del genere. In lui sopravvive nella forma più pura e sincera la figura dell’hobo, del lavoratore vagabondo, che si sposta di luogo in luogo più per scelta di vita che per necessità, un superstite del romanticismo che incarna la figura dell’esploratore e del pioniere.
Questa sua vocazione lo ha portato in giro in ogni angolo del globo come un nomade, a vivere le più disparate esperienze: ha lavorato sulle navi tra Sud America ed Africa, è stato documentarista sulle isole del Sud Pacifico (come Manuel Fantoni… ma per davvero!!), ha solcato per intero le strade degli Stati Uniti, della Scozia, dei Balcani e della Lapponia. Tutto questo enorme carico di vissuto e di storie da raccontare viene riversato nella sua musica, che è folk, ma anche blues, ma anche country, ma anche bluegrass e via dicendo… insomma tutto quel bagaglio di stili, sonorità ed atmosfere che ti fanno venir voglia di mettere lo zaino in spalla e camminare verso l’orizzonte.
Quando un personaggio del genere decide di fermarsi e mettere temporaneamente radici, per fissare nel tempo e nello spazio fisico di un disco le esperienze degli ultimi anni, è un’occasione da non lasciarsi assolutamente scappare. Mason Type III è il ritorno alla discografia di Gipsy Rufina ed è un ritorno davvero pregevole. Il disco si apre sui toni della nostalgia con Back Then, bellissima ballad che è anche un bilancio degli anni passati, per contare le volte che si è caduti e ci si è rialzati, dotata di un’epica quasi springsteeniana ed impreziosita da un sognante assolo d’organo. Si sa che tutti i viaggi possono lasciare cicatrici profonde e questo ce lo fa ricorda con veemenza Screws in my Bone, un dirty blues sporco, cattivo ed urlato, carico di elettricità e cattivi presagi: ce lo immaginiamo già suonato dal vivo e ci freghiamo le mani. Impossibile non menzionare l’episodio più lirico e struggente, Dianittu, immersa in un’atmosfera intima e incantata, è un omaggio a chi ha terminato il proprio viaggio su questa terra, ma ci accompagnerà sempre lungo il cammino. La scaletta fila via scorrevolissima, tra impennate bluegrass (Roof of Clouds) ed addirittura un’inedita concessione allo psych folk come Motel 6.
Dopo una settimana in cui, volenti o nolenti, siamo stati bombardati (più del solito) violentemente da musica vuota e prefabbricata, ascoltare un disco così “artigianale”, sincero e vissuto, è davvero un balsamo per l’anima. Vi consigliamo, anzi prescriviamo questa terapia, ed il Dottor Lester consiglia vivamente di non mancare all’appuntamento del 21 marzo. Oppure chissà, se doveste mai trovarvi in un juke joint nel Mississippi, o sotto un ponte in Bielorussia, potreste trovarlo lì, a raccontarvi le sue storie.
NB:
Se non vuoi aspettare l’appuntamento del 21 marzo da Underdog Tattoo (Via Valsolda, 59), con firmacopie e listening dell’album nella prima giornata del Festival di Invasione Monobanda vol 8, puoi già trovare “Mason Type III” da DischixFiaschi (Via Valsolda, 57).
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