ELETTRONICA / POP
Giulia Villari
Tra glamour e processo creativo: la svolta di Giulia Villari
Ascolta il disco Real
(Ivory Records, 2017)
RECENSIONE – A metà tra una vera rinascita e una momentanea virata, Real segna l’ingresso di Giulia Villari nell’olimpo dei “convertiti” all’elettronica. Come ogni scelta che comporta una rinuncia, a cadere qui è quella patina di passatismo indie anni Novanta (à la Alanis Morrissette/Aimee Mann per intenderci) che aveva contraddistinto il primo album River.
La sfida è quella di abbandonare la chitarra in favore del pc e provare, in maniera totalmente libera, a tuffarsi nel rischioso divertissement dei synth. La sentenza su quanto questa scelta sia risultata obbligata, cercata o, addirittura, necessaria non spetta a noi ma è acclarato che il sound dell’artista romana ne guadagni in maniera considerevole.
La sensibilità femminile, punto di forza della Villari, non viene stravolta né sminuita dal cambio di rotta e all’interno delle undici tracce trovano respiro ora Florence Welch, ora Anna Calvi tra sprazzi di Sharon Van Etten e passaggi addirttura à la Jesca Hoop. Ogni riferimento è però da considerarsi come il prodotto di un lavoro di sottrazione e rarefazione di ogni esperienza, trasmutato in un prodotto nuovissimo grazie all’utilizzo di beat minimali, drum machine e sintetizzatori. In un tale impianto qualcosa funziona alle perfezione come Prince che con il suo incedere diritto snocciola un testo commovente e un caldo ritornello, il pop elegante di Almost August, la chitarra primordiale di Fragile.
Ogni brano è la culla di un unico concetto cardine, quell’essere REALE che Giulia Villari riporta in quasi ogni testo (Maybeit’s time/It’s time to change/The way wefeel/Wehave to move on/Wehave to be /Whatisreal) quasi a voler dare un’ossatura concettuale ad un album così ricco di contaminazioni.
Altri fattori però concorrono a rendere Real un prodotto non totalmente convincente. Su tutti una parziale mancanza di mordente che, seppur presente una forte ispirazione (le canzoni sono state scritte nel breve intervallo primavera-estate dello scorso anno), fa veleggiare l’ascolto verso un appiattimento generale davvero immeritato. Inoltre il focus dell’album, chiarito il forte desiderio di libera espressione, sembra deragliare troppo spesso verso lidi impalpabili, fumosi ed asettici.
Giulia Villari è un’artista estremamente matura e consapevole dei propri mezzi ma probabilmente ancora non del tutto portatrice di quella forte carica identitaria che ci si aspettava. Real è patinato, ben lavorato (un plauso va al producer Sante Rutigliano), radiofonico e persino divertente ma ci piace considerarlo come uno step verso la conquista della giusta personalità e della definitiva affermazione. Un passo ancora o al massimo due. (Stefano Capolongo)