Jazz / Soul

Gregory Porter

Gregory Porter

14 Novembre – Auditorium Parco Della Musica
Nel ventre della contaminazione, a base di jazz

Si apre all’Auditorium Parco della Musica il Roma Jazz Festival, quella che è, con tutta probabilità, la più importante rassegna invernale di musica jazz della Capitale. A calcare per primo il prestigioso palco della Sala Sinopoli sarà una delle più convincenti ed interessanti voci del jazz moderno.

Giunto alla sua terza uscita discografica (Liquid Spirit, 2013) e messo sotto contratto dalla Blue Note, la stella di Gregory Porter sembra brillare sempre di più: nel 2014 ha vinto il Grammy Awards nella categoria “Best vocal jazz album” e, non contento, nel 2015 ha sconfinato nei territori dell’elettronica con il progetto Disclosure (per il singolo Holding On).

Classe 1971, Porter è una figura anomala nel panorama del genere. A cominciare dal suo look stravagante, fatto di giacche sgargianti tra il kitsch e il retrò e il suo inseparabile cappello con paraorecchie, che sembra una vera e propria dichiarazione d’intenti: quella di non farsi ‘inquadrare’. Questo ragazzone di Sacramento, California, è cresciuto nel ventre del gospel (sua madre, Ruth, era un ministro del culto) e in assenza di una figura paterna, che avrebbe poi ritrovato nelle ballate confidenziali e nella voce al miele di Nat King Cole.

Sono proprio questi gli elementi preponderanti della musica di Gregory Porter, una musica fatta di atmosfere romantiche e malinconiche, nella quale però è facile rintracciare forti elementi di spiritualità. Un territorio dove lo standard jazz sconfina nel soul e nel blues: immaginate un Sam Cooke che fa il verso a Barry White (o viceversa) e potrete farvi un’idea.

Non da meno è la band che lo accompagna (Yosuke Satoh sax, Chip Crawford piano, Aaron James contrabbasso, Emanuel Harrold batteria), che dal vivo aggiunge profondità e spigoli tenuti a freno in fase di registrazione, ma rimanendo sempre fedelmente al servizio di una delle migliori voci baritonali in circolazione. (Angelo D’Elia)

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