WOODY GARDEN #6

WOODY GARDEN – Rubrica d’Arte e Fumetti a cura di Marco Pacella

 

La riscoperta di un fumetto di Gastone Novelli in salsa beat

 

RUBRICA – “DEFICIT 68 / L’ONOREVO / SÌ ERANO NOSTRE LE BOMBE”, urla impazzito un apparecchio tv, masticando e risputando tutte assieme notizie di economia, politica e attualità. In qualche modo, questa televisione fuori controllo, questa comunicazione impastata in un mostruoso blob, segna il ritmo de I viaggi di Brek, un caposaldo del fumetto autoconclusivo – del graphic novel, come si inizierà a chiamare più avanti – realizzato da Gastone Novelli nel 1967.
L’edizione originale, per i tipi di Alfieri, avrà una circolazione limitata, tanto da rendere il volume un pezzo importante per i collezionisti, sì, ma meno noto al grande pubblico. Per questo motivo la ripubblicazione del libro di Novelli, oggi, per Postmedia Books – in un’edizione curata da Raffaella Perna nella collana di testi della Fondazione Echaurren Salaris – assume un grande valore storico-critico.

Brek, il mostriciattolo protagonista della storia, vive fra le vignette di Novelli una rocambolesca e strampalata avventura in fuga costante: dopo il matrimonio con “Angelica Marchesa-Beat degli Angeli”, scappa in un’America rimaneggiata sulla scorta dell’immaginario western di Tex Willer. Da qui viene cacciato dalla polizia, torna a casa, scopre un tradimento, fugge sulla Luna, viene ricacciato e finisce al Festival di Venezia. Un impasto sghembo fatto di cambi di scena sincopati, in cui il segno esile e grezzo dell’artista cozza con la narrazione nei balloon, rompendo ogni linearità narrativa, ogni coerenza sintattica. Il linguaggio del fumetto diventa per Novelli un terreno di sperimentazione tanto formale quanto linguistica, in diretta continuità con la sua ricerca pittorica.

La breve ma intensissima parabola di Gastone Novelli (1925-1968) – partigiano, insegnante, poi pittore dalla chiara consapevolezza politica – lo porta a imporsi come uno degli artisti più prolifici nell’Italia a cavallo fra anni Cinquanta e Sessanta, un momento cruciale culminato con la celebre protesta in occasione della Biennale di Venezia del 1968, che vede Novelli rovesciare le sue tele contro le pareti per apporre la scritta “La Biennale è fascista”.
Carattere forte, coscienza politica e un dialogo costante non solo con i colleghi pittori, ma anche con il mondo della poesia d’avanguardia e del teatro sperimentale – da Beckett a Bataille, da Pasolini al Gruppo 63 – si leggono in filigrana fra le tavole di questo fumetto breve. La storica dell’arte Raffaella Perna, nell’ampio e puntuale saggio inserito a conclusione del fumetto, si occupa di ricostruire il contesto storico e ricucire i diversi fili sospesi di questo piccolo tesoro rispolverato. Un contesto, quello della fine degli anni Sessanta, in cui Umberto Eco fa da apripista nella critica italiana per una rilettura più consapevole del linguaggio del fumetto.

L’interesse di Novelli per i balloon viene reinserito, con Fabio Mauri e Cesare Vivaldi, nella ricerca del gruppo Crack nel 1960. Ma in questa pentola ribollente di influssi e fermenti non può mancare ovviamente l’influenza della controcultura beat, che dall’America inizia a serpeggiare fra le letture e nei locali dell’Italia del tempo: “la parodia della civiltà dello spettacolo, l’antimilitarismo, l’esperienza dell’LSD, l’alienazione dei rapporti personali, il sesso vissuto come istinto vitale ed esperienza liberatoria” sono alcuni dei rimandi beat evidenziati nel saggio di Perna.
Temi e forme che mescolano alto e basso, la saggistica, la poesia e i mass media, anticipano inoltre i linguaggi e le sperimentazioni del Settantasette. Insomma, I viaggi di brek è un libro da riscoprire, un fumetto che non ha perso nulla della sua carica dirompente, a oltre cinquant’anni dalla sua nascita.

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