ROCK / PROG

Lateral Blast (foto di Valeria Santivetti)

In anteprima per Lester anche l’artwork di copertina, ad opera del pittore bolognese Vito Giarrizzo
Il disco si preannuncia quanto mai eclettico, a partire dai ‘singoli che spiazzano’, 1666 e L’altalena


di Federico Ciampi

“Lemniscata” – Artwork di copertina (Vito Giarrizzo)

INTERVISTA – La quarantena non può fermare la creatività, che ha il potere di scatenarsi anche oltre i muri tra cui a volte si trova confinata suo malgrado, come accaduto a molti artisti in questo periodo particolarmente difficile, fatto di immobilismo, blocchi e confinamenti. Allo stesso modo, neppure chi ama ascoltare e godere dell’arte stessa poteva fermarsi e continuare a discorrerne con chi crea e plasma la materia musicale era un atto necessario. Tuttavia, agire come Lester ha sempre fatto, vale a dire con un’intervista video, stavolta non era possibile (ubi maior…). E allora si è tornati alla semplice parola scritta, in un modo quasi d’antan, ‘immaginando’ di vedersi e di mettersi a chiacchierare a un tavolino.

La coincidenza ha voluto che dall’altra parte ci fosse il gruppo perfetto per un ‘anti-esperimento’ del genere, i romani Lateral Blast. Fin dal loro esordio hanno fatto dell’immaginazione il loro punto di forza, creando con musica e parole dei meravigliosi artifici visivi, che trascendono il senso stesso del genere ‘progressive’; termine riduttivo quanto abusato, quando si è in grado di danzare con incredibile volubilità su una gamma estremamente ampia di sensazioni. Due dischi, I Am Free e La Luna nel Pozzo, ed un terzo in arrivo, del quale abbiamo carpito il meraviglioso titolo che rimanda alla matematica (dopo aver parlato dei Martingala, la coerenza in questo senso era un obbligo); in mezzo, due brani di colori, umori e temi straordinariamente diversi, che spaziano dalle atmosfere quasi ragtime de L’Altalena, alla cupa magniloquenza della storia passata, che rivive sotto forma di incendio in 1666.

Il vostro ritorno, L’altalena, ha delle sonorità spensierate, in parziale contrasto con l’oscillazione trattata nel testo, e mi porta alla mente, anche nel video, il ragtime e i tempi di Francis Scott Fitzgerald. La scelta di questa specifica gamma cromatica era voluta da tempo o è in parte legata alla cupezza del periodo che viviamo?
Sicuramente è stata una scelta ponderata nei mesi prima dello scoppio di tutta questa situazione, durante la fase di costruzione dei brani in sala prove. Avevamo bisogno di un singolo diretto e potente, che spiazzasse in termini musicali e di immagini, pur lasciando l’ascoltatore con una riflessione sulla caducità della vita terrena, viziosa spirale di debolezze e incertezza. Poi, con l’avvento della pandemia e della costrizione in casa, abbiamo comunque deciso di non fermare la programmazione dell’uscita, pensandola in contrasto armonico con i mesi di buio che tutti abbiamo vissuto. Una nota di eccentrico folklore, un viaggio a ritroso nel tempo per fantasticare in un momento di immobilità.

Di contro, 1666 riporta un episodio storico decisamente funesto. Da dove è nata la ricerca che ha portato alla composizione del brano?
Da una casualità e una particolare fissa di Leonardo Angelucci per la numerologia. Leggendo la storia del tragico evento e collocandola su un piano prettamente rock, con tutte le conseguenze del caso legate al mito diabolico del triplo sei, ci è sembrato un ottimo spunto per collegare il brano al pianeta Giove, Zeus, il giudizio divino. Tutti i brani del nuovo disco sono collegati direttamente o indirettamente alla macrotematica mitologica e/o astronomica dei pianeti del Sistema Solare. Poi di per sé è un fatto storico abbastanza affascinante e misterioso. Alla fine non si è mai compreso bene se la colpa del Great Fire of London sia stata del fornaio Thomas Farriner, sia stata una violenta punizione divina in un anno specifico o semplicemente un complotto della Corona per estinguere la grave epidemia di peste che aveva colpito la città di recente.

È un periodo estremamente difficile per il settore, soprattutto per i live. Quali proposte e risposte, secondo voi, possono venire dagli artisti? Davvero i live via internet sono il futuro?
Essendo da sempre forti sostenitori delle esibizioni live, esperienza secondo noi necessaria in un percorso musicale, anche se oggi molte volte trattata con superficialità da tanti artisti della musica fluida, ed avendo tanti anni di concerti alle spalle, non possiamo non manifestare la nostra preoccupazione per l’evoluzione delle dinamiche legate agli spettacoli dal vivo. Il futuro non può essere dietro uno schermo, anche se questo schermo ci ha spesso aiutato nel sentirci meno soli durante il lockdown.
I concerti devono tornare sui palchi, gli ascoltatori devono poter urlare, sudare, ballare, divertirsi. I musicisti devono pretendere maggiore rispetto e tutela in questo ambito. In questi mesi si è intensificata l’attività online sulle varie pagine delle band e dei cantautori, saturando in breve tempo le richieste dei fruitori. Un po’ come il musicista amatore che dopo otto ore di lavoro in uno studio dentistico vuole riarrangiare opere del rock che hanno sublimato il mito (cito Giorgio Montanini), o magari va a inflazionare il settore con quintali di cover band e tribute band, che molte volte suonano gratis o per una miseria. Dobbiamo ripartire dal rispetto della musica come arte indiscussa, ma anche come lavoro. (Continua dopo il video)

La vostra musica ha sempre avuto una forte impronta visiva ed immaginifica. Come ci si rapporta con la tendenza di oggi al ‘tutto e subito’, che lascia sempre meno spazio all’immaginazione pura?
Si china il capo sullo strumento e si procede con tanta determinazione e tanta tenacia. Per noi i Lateral Blast sono sempre stati quell’oasi onirica dove dare libero sfogo alle idee più folli e particolari. Non si parla di minutaggio radiofonico, neanche di struttura e forma canzone, tantomeno di omissione di parti strumentali. Siamo noi stessi e basta, sei menti in continuo fermento e con background musicali diversi.
Lavorando a vari livelli, anche in ambito pop rock, folk e cantautorale, abbiamo imparato a misurare le nostre distanze da qualsiasi tipo di etichetta. I LB non sono mai stati neanche prog nel senso stretto del termine, hanno preso da quel genere che rese grande la decade dei ‘70, il suo spirito anarchico ed eclettico di ‘non genere’, arrivando talvolta a sintetizzarlo nel costante mescolarsi delle nostre influenze musicali.

La prossima tappa è un concept sui pianeti del Sistema Solare ed il pensiero va a quell’onirica, antica meraviglia che fu Felona e Sorona de Le Orme. Quanto di quegli antichi astri vi ha ispirato? Potreste anticiparci qualche tematica?
Ovviamente dischi italiani di quel calibro li abbiamo masticati e non poco. La luna nel pozzo ne è in parte la diretta riflessione, la sintesi di un periodo di forte vicinanza al progressive rock nazionale e internazionale, ma anche un momento di grande consapevolezza delle nostre radici folk e cantautorali, prettamente italiche.
Fortunatamente nella band poi arrivano ventate di blues, rock, jazz da oltre oceano e gemme di avanguardia vicine all’elettronica e alla produzione sonora più moderna. Il nuovo album lo stiamo osservando nascere e crescere nelle nostre menti e sui nostri hard disk, traccia dopo traccia, in una nuova direzione che però ingloba la follia rock del primo album e la maturità raggiunta nell’elegante secondo disco. Un’attitudine live sicuramente, ma con la raffinatezza dei nostri arrangiamenti stratificati, la passione dei primi tempi e la necessità di comunicare un messaggio raccontando storie.
Come anticipato prima il nuovo lavoro conterrà brani collegati ai pianeti del Sistema Solare, sia in termini astronomici che mitologici. Avremo sicuramente un brano che parla di amore, passione (Venere), uno di guerra, morte (Marte), uno di debolezze terrene (Terra), uno di giustizia divina (Giove), e così via. Possiamo svelarvi in esclusiva che il nuovo album conterrà 12 tracce, in questo viaggio nell’universo Lateral Blast e che si intitolerà Lemniscata!

 

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