ONE MAN BAND


O Lendario Chucrobillyman (foto di Giovanni Marotta)


Love is in the air

Il resoconto di tre giorni di sangue, amore e sudore


di Angelo D’Elia

Eccoci qui, dopo una settimana e a mente schiarita, a trarre le conclusioni di quelli che sono stati tre giorni davvero difficili da descrivere a parole (meglio affidarvi al racconto per immagini del nostro agile ed ineguagliabile Giovanni Marotta). Come trovare le parole giuste per verbalizzare tre giorni di volumi lancinanti, impregnati di sudore, ettolitri di birra ingurgitata e versata(ci) addosso, popolati da personaggi assurdi, strambi e adorabili, tre giorni di conversazioni urlate e stralunate, risate fragorose e abbracci affettuosi, ma soprattutto tre giorni di musica straordinaria.
Invasione Monobanda 6.2 ci ha dimostrato in maniera inconfutabile che si può ancora scommettere su una materia sacra e tutt’oggi dibattuta come il Rock n’Roll, quello vero e viscerale, e vincere a mani basse (la risposta in termini di partecipazione è stata davvero incredibile). E questo, cari amici, non può che riempirci il cuore di gioia, perché ci dà la speranza che forse, non stiamo combattendo contro i mulini a vento.

Invasione MOnobanda 6.2 (foto G. Marotta)

Che le cose si sarebbero messe bene, lo si poteva già intuire dall’entusiasmo generale con cui è stata accolta l’esibizione che ha dato inizio al tutto, ovvero il live di Johnny Garbage dal bagno del Trenta Formiche, a simboleggiare che il Rock fa appello ai nostri istinti più bassi (in questo caso, l’intestino). Una sfuriata punk n’roll a cavallo tra il demenziale e l’installazione di arte contemporanea con almeno un momento da portare nel cuore: Freddie Koratella (ideatore ed organizzatore del tutto, ricordiamo) si affaccia alla porta del bagno per segnalare che l’esibizione ha sforato i tempi, per tutta risposta Johnny attacca una sporchissima versione di Wild Thing dei Troggs. Quello che intercorre nello sguardo tra i due, lo si potrebbe tranquillamente definire amore!

Il tempo di spostarsi di qualche metro e facciamo la conoscenza di Violino Banfi, giovane one man band di origine torinese, che ci ha dimostrato che, per suonare del sano ‘thrash metal’, non sono necessari né grandi palchi né un numero imprecisato di chitarristi: bastano un violino, una doppia cassa e la giusta, furiosa attitudine. Questa era la sua terza esibizione in assoluto in versione monobanda, quindi qualche piccola incertezza la si può tranquillamente perdonare, perché lo spirito è quello giusto e la strada da fare è ancora tanta.

Ci si sposta poi nella sala bunker del Mandrione e lì entriamo letteralmente in un’altra dimensione con il live di Black Snake Moan. Un rituale sciamanico, una spirale in cui il blues trascende nella psichedelia in un mantra continuo che annulla il tempo e lo spazio. Non abbiamo idea di quanto sia durata l’esibizione, potrebbe essere stata un’ora o un minuto, eravamo totalmente ipnotizzati, complice una resa a livello fonico davvero eccellente e, ovviamente, l’incommensurabile talento di Marco Contestabile, ormai totalmente consapevole dei suoi mezzi, che ci ha consegnato un’esibizione di livello davvero stratosferico.

Si fa poi letteralmente a spintoni per guadagnarsi un posto per il live di Wasted Pido. Lo avevamo incontrato qualche ora prima, fuori dal locale, e ci era sembrata una persona pacata, ma con una strana scintilla negli occhi. Scintilla che si è poi tramutata in un’eruzione vulcanica quando lo abbiamo rivisto, totalmente trasfigurato, esibirsi sul palco. Un selvaggio, un imbonitore che ammaestra le folle al ritmo di un raw blues sporco e anfetaminico. Su quel palco c’era Jimmy Reed, c’era Elvis, c’erano i Cramps… tutti fusi in uno.

A chiudere degnamente la prima serata, mascherato da gorilla, direttamente dal Brasile, O Lèndario Churcobillyman che, da buon primate, ha affrontato la folla ormai scalmanata con energia primitiva. La versione malata e degenere di un bluesman, che dalla sua chitarra 12 corde tira fuori un delta blues amplificato e distorto come farebbero i Kyuss dalle parti di Rancho de la Luna: l’effetto è assolutamente devastante.

E ancora devastati siamo anche noi, quando, il giorno dopo, arriviamo da DischixFiaschi per assistere alla presentazione del nuovo doppio singolo di Bonny Jack. Di lui abbiamo già scritto tanto in passato e oramai possiamo dire solo che ogni volta che lo riascoltiamo lo troviamo migliorato, sempre più a suo agio, sempre più centrato. L’esibizione, seppur breve, è stata estremamente avvolgente: questo nuovo doppio singolo (Tell Me/Uncle Jack), è una bomba, ed è disponibile su tutte le piattaforme. Andate ad ascoltarlo!

L’epilogo, per i (tanti) reduci delle serate precedenti, si è svolto la domenica mattina dalle parti di Fax Factory, dove la chiusura di questa incredibile tre giorni è stata degnamente affidata a Gipsy Rufina. Un giramondo, un vero folksinger con un enorme bagaglio di storie da raccontare senza filtri, tra pezzi autografi e recuperi d’eccezione (tra cui una Pancho and Lefty di Merle Haggard da strappare il cuore). Mentre ascoltavamo rapiti, avevamo già nostalgia di questa stramba, chiassosa e disfunzionale famiglia allargata che è Invasione Monobanda, famiglia di cui in qualche modo, sentiamo di far parte anche noi, e di cui potete far parte anche voi che leggete, basta partecipare. Noi stiamo già aspettando la prossima edizione.

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