Cantautorato
Lambiase
Radicalmente contro: il ritorno di Lambiase
Radical Shit!
(Goodfellas, 2017)
RECENSIONE – Lorenzo Lambiase è un degno figlio di Roma, allo stato attuale la città forse più caotica e ubriaca d’Italia. Il suo nuovo album (terzo in carriera ma primo con il moniker ‘Lambiase’) si chiama Radical Shit! ed è un rabbioso compendio sul malato mondo dei social, sull’importanza dell’apparire e sullo scadimento generale dei rapporti umani di cui la città diventa cornice ed enorme cassa di risonanza. La copertina (opera dell’illustratore polacco Andrzej Dragan) racchiude tutto il rifiuto della forma a scapito della sostanza e l’inutilità della perfezione di cui Lambiase si fa pubblico portavoce.
Il mood all’interno del quale si muove è quello del bardo scisso tra qualcosa di difficile da raggiungere e la seccante incompatibilità con un presente alieno in cui diventa ormai difficile riconoscersi ed avere fiducia. Qui, il grande merito dei musicisti (Daniele de Sera, Mattia Candeloro e Francesco Pradella) risiede nell’aver creato l’atmosfera perfetta per descrivere insicurezza, incompletezza. Una redenzione sembra quanto mai difficile e attualmente non desiderata né meritata.
Se quindi la musica sta cambiando in ogni sua forma, da chi la produce a chi la consuma, per Lambiase questo è senz’altro un cambiamento in negativo e con L’ascoltautore lancia un’invettiva proprio contro il nuovo establishment musicale: “I festival sono sempre più vuoti, sono tutti a ballare in riva al mare”. Senza dubbio il pezzo migliore dell’album intorno al quale ruota l’intera poetica dell’autore.
L’architettura marcatamente rock, dunque, si affida ad alcuni punti cardine: oltre alla già citata L’ascoltautore, anche Oslo Spara e la divertente A cosa stai pensando? funzionano come singoli validi nel rapporto significato-significante e impreziosiscono non poco le ballate, dandone un valore precipuo all’interno dell’economia dell’album. Così, Nel buio, Sfumature, Cercami, seppur rappresentando il lato più delicato e sospeso di Lambiase, ne racchiudono la rabbia più vera e genuina. E proprio in quest’ultimo e spesso sottovalutato aspetto che risiede la riflessione più profonda e finale sulla sconfitta sociale che ci sta impassibilmente attraversando.
Radical Shit!, seppur reo di verbosità eccessiva in alcuni passaggi, è senza dubbio la prova finora più riuscita e a fuoco di Lambiase che riesce nell’impresa altre volte fallita (Lupi e vergini ad esempio) di trascinare l’ascoltatore nel proprio inferno. O paradiso. Questione di punti di vista.
(Stefano Capolongo)