FOLK / ROCK
Le Cardamomò – (Foto di Tamara Casula)
Con le tasche piene, un inno alle arti
di Marco Pacella
RECENSIONE – Uno zaino. Non uno di quelli piccoli, da pochi litri, ma uno zaino grande e compatto, “da trekking” – dicono sui siti di commercio online. Uno zaino con decine di tasche, dalle più piccole alle più grandi, sopra, sotto, su un lato, sull’altro. E fasce robuste, pronte per reggere il peso e distribuirlo con maggior agio possibile sulle spalle del viaggiatore.
Zaino, tante tasche e viaggio, allora. Con questi elementi si potrebbe tentare un avvicinamento nel mondo sonoro di Le Cardamomò. Quartetto dall’impianto acustico e un’ottima propensione al racconto, Le Cardamomò ha da poco pubblicato Vive la vie (Bassa Fedeltà, 2018), un album che dichiara fin dal titolo la volontà di costruire un discorso musicale di apertura e speranza.
15 tracce fra interventi recitati, brani dalla struttura ariosa e inframezzi sonori, fanno di questo concept album una testimonianza ferma di quanto prende corpo sul palco. Strutture fatte di organetti (Gioia Di Biagio, Marta Vitalini) e chitarra arpeggiata (Ivan Radicioni), di violino, fiati e piccoli accenni percussivi a tenere il tempo, conditi dalla presenza della voce lirica di Antonia Harper: così si presenta il progetto dal punto di vista dell’intreccio musicale.
Nelle tasche di quello zaino entrano però materiali eterogenei: i generi, innanzitutto. A volerli etichettare – col rischio comunque di rimanere in superficie – c’è il folk delle ballad più calde, la chanson francese, echi di danze dai sud del mondo e un intreccio narrativo di pieno impianto cantautorale. E poi, negli altri scomparti, le lingue diverse (ben 4 se ne alternano nelle tracce in scaletta) e, su tutto questo, la compresenza di più canali comunicativi a rendere Le Cardamomò un progetto votato alle ‘arti’, così, al plurale.
La musica, ovviamente, ma sono forti gli echi della poesia e della letteratura in senso più ampio, ed ecco emergere anche il teatro, con scenografie e immagini che ne arricchiscono i concerti dal vivo, dentro e fuori i confini di un regno italico che – sia detto en passant – anche nella musica avrebbe da imparare in fatto di contaminazioni e convivenza.
Energica e apotropaica Fiesta de los muertos, poetiche e oniriche En silence e Chat noir, fieramente rétro Play e Armonia. Semplici aggettivi per accennare i momenti migliori in scaletta, brani nei cui testi si racconta di animali e di fiori, di vecchi e di sogni, riannodando inizio e fine nell’immagine potente e ancestrale della fenice, capace com’è di rialzarsi dalle sue ceneri a nuova vita.
E infine Frenesia, il primo singolo dell’album, accompagnato da un video il cui tema centrale è, guarda caso, ancora il viaggio: un volo lungo che ha portato tempo fa Le Cardamomò a suonare nell’America profonda, fra la Florida e la Louisiana.
Le Cardamomò – Vive la vie
(Bassa Fedeltà, 2018)