LESTER PIÙ #10
Paolo Parisi compone in immagini la biografia di Billie Holiday
Ci sono biografie che racchiudono al loro interno un pezzo notevole di storia personale e collettiva, intima o culturale. Quelle dei musicisti – dei grandi musicisti, ovviamente – non fanno eccezione.
A uno di essi si è ispirato Paolo Parisi per comporre il bel fumetto Blues for Lady Day (Coconino Press, 2017, 112 pp., 17 €), biografia evocativa dell’indimenticata Billie Holiday.
La vita di Lady Day – nei soli 44 anni racchiusi fra la nascita nel 1915 e la scomparsa prematura nel ’59 – attraversa di netto alcuni dei nodi socio-culturali dell’America del primo Novecento. Ed è per questo, oltre ovviamente alle intrinseche enormi qualità musicali, che si presta perfettamente a una narrazione suggestiva in immagini e parole (operazione già portata alle stampe anni fa, con altre caratteristiche narrative, dal grande duo fumettistico argentino formato da José Muñoz e Carlos Sampayo).
“Esistono due tipi di blues, il blues spensierato e il blues disperato…”: Billie Holiday, voce tra le più significative della musica del secolo scorso, sapeva di poterli cantare entrambi. Donna, afroamericana, di origini più che umili, la Holiday raccoglie su di sé i più grandi ostacoli che un artista poteva trovare davanti al suo cammino in quell’epoca tanto controversa quanto affascinante.
Parisi affronta queste congiunture costruendo un fumetto che è fatto di attimi, di immagini fisse in cui calza a pennello la scelta del bianco e nero a comporre primi piani, particolari o istantanee della metropoli d’oltreoceano. “Questo libro è un blues”, scrive l’autore nelle note finali del volume. E infatti fra le sue pagine insegue, come nella musica di Lady Day e soci, un percorso volutamente non lineare: la biografia non è restituita passo dopo passo, ma procede nell’accostamento di capitoli-lampo che prendono il nome da alcuni dei migliori brani eseguiti dalla voce della Holiday.
Sofferenze indicibili, violenza e abusi, lo scontro quotidiano con un’America razzista (da cui scaturisce quella gemma preziosa che è ancora oggi il brano Strange Fruit), gli amori e la musica, la dipendenza da alcool e droghe. Sono molti i temi messi in campo, ma ognuno di essi è inglobato in piccoli tasselli visivi in cui i dialoghi sono ridotti all’osso e la narrazione si distribuisce fra didascalie e pochi balloon.
Blues for Lady Day esce a poca distanza dalla riedizione (sempre per Coconino) di Coltrane, libro che Parisi ha dedicato anni fa a un’altra figura chiave della storia del jazz, e dimostra la capacità dell’autore nel dare corpo – sempre con piglio evocativo e tutt’altro che didascalico – alle vicende umane incastrate fra le pieghe di queste biografie complicate, indimenticabili. (Marco Pacella)