REGGAE


Groundation – (Foto di Nael Manuela Simonetti)


Evergreen Generation

di Fabio Seri

LIVE REPORT Quando tre musicisti si incontrano in una Università di Jazz e decidono di fondare un gruppo Reggae si può solo pensare ad un ‘buon inizio’. I Groundation, ospiti a Villa Ada incontra il Mondo, hanno dimostrato di essere una band non facilmente classificabile: reggae, jazz, funk e sfumature rock sono gli elementi che ogni musicista di questa band ha portato al suo interno. Suonano e suona veramente ognuno con le sue influenze e il proprio stile, elegantemente amalgamato in un unico sound, quello dei Groundation, sempre più riconoscibile.

Personalmente devo elogiare Harrison Stafford, voce e chitarra, non perché sia il frontman del gruppo ma per la sua anima e il suo indubbio mood reggae, moderno ma totalmente roots allo stesso tempo, ritmiche e improvvisazioni vocali indiscutibili, come mitragliatrici targate Kingston. Il reggae si muove con passi di elefanti secolari ma la sua voce è il levare ed è raro oggi assistere a qualcosa di moderno e attuale che rispetti le proprie radici, i Groundation lo fanno pienamente.
L’unica nota dolente è stata l’affluenza del pubblico, non bassa come non all’altezza dell’evento. Per capirci: mi sono trovato incredulo perché mi aspettavo di dover fronteggiare file alla cassa, di non poter arrivare sotto palco senza versare un goccio di birra! Ottimo per noi presenti, ma loro si sarebbero meritati il delirio puro, come di solito accade durante i loro concerti in Europa e America. 

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